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Bologna, due infermieri e un oss licenziati per aver dormito durante l’orario di lavoro

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Bologna, morì d’infarto in ospedale: chiesta condanna per due infermieri e un medico
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Pugno duro dell’Ausl per i tre dipendenti, che non hanno sentito i campanelli suonati dai pazienti. La difesa: “Provvedimento sproporzionato”.

«Sì, è vero, eravamo in un’altra stanza. Ma non stavamo dormendo: stavamo guardando al cellulare le notizie su un terremoto che c’era stato. In quel momento non c’era da fare altro. Non abbiamo sentito i campanelli suonati dai pazienti. Ci siamo stupiti anche noi quando sono venuti a cercarci, tanto che ci siamo precipitati a vedere cos’era successo». Provati per un licenziamento che non si aspettavano, due dei tre lavoratori licenziati dall’Ausl Bologna con l’accusa di aver dormito in corsia durante l’orario di lavoro si sono sfogati con il loro avvocato, Guido Reni, che adesso prepara la battaglia legale: «È un provvedimento sproporzionato, che impugneremo. Non si manda a casa la gente per una cosa del genere».

Un infermiere e un operatore socio-sanitario sono seguiti dalla Cgil e dall’avvocato Reni. Un’altra infermiera, invece, è assistita dalla Fials. Per tutti e tre l’accusa è la stessa: nella notte fra il 14 e il 15 gennaio, all’undicesimo piano dell’Ospedale Maggiore, reparto di Medicina, sono stati sorpresi a dormire in una stanza mentre in pazienti chiedevano assistenza. Un malato, in particolare, ha dovuto chiamare il centralino dell’ospedale, che ha dirottato la chiamata al Pronto soccorso. Gli operatori che sono saliti in reparto hanno scoperto tutto. Ne è nato un procedimento disciplinare di cinque mesi, che si è concluso venerdì con la lettera di licenziamento.

L’Azienda ha scelto di adottare il provvedimento più duro, anche perché l’aver abbandonato i pazienti poteva causare guai ben più gravi dal punto di vista della salute dei malati. Già domenica la direttrice generale Chiara Gibertoni aveva spiegato: «I tre lavoratori coinvolti avevano abbandonato i pazienti. Non ci sono ombre sull’accaduto: agli atti dell’azienda risultano coerenti tutte le testimonianze. Quello che è successo è molto grave».

Ma l’avvocato Reni, come detto, non è d’accordo sul provvedimento: «Già questa settimana lo impugneremo prima in via stragiudiziale. Chiederemo, insomma, una sanzione conservativa, per esempio una sospensione. Altrimenti ci rivolgeremo al tribunale del lavoro. Tra loro c’era chi aveva fatto un mutuo. Inoltre, se vieni licenziato, non puoi più accedere ai concorsi pubblici: è drammatico. Aggiungo che i lavoratori non hanno fatto omissioni di attività programmate. Attorno alle 3 avevano finito tutto quello che c’era da fare e sono andati in una stanza, un locale adibito, per stare lì. Non si sono imboscati. Tra l’altro sono tutte persone benvolute e non strafottenti».

Altro sindacato, stessa musica. Alfredo Sepe, segretario provinciale Fials, annuncia un patrocinio gratuito per la dipendente licenziata, ma anche proteste plateali davanti all’Ospedale Maggiore. Ha pure dichiarato di essere pronto a incatenarsi e iniziare uno sciopero della fame. Secondo lui, «i dipendenti hanno riposato, ma in corsia la gente è oberata e il carico di lavoro è eccessivo, improponibile».

 

Redazione Nurse Times

 

 

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