Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Fp Cgil Veneto.
In merito al decreto sul superamento delle liste di attesa annunciato e uscito alla fine dal Consiglio dei ministri, la battuta che girava tra autorevoli esponenti veneti del mondo della sanità in questi giorni – non tra quelli che hanno responsabilità politiche, ma di governo delle aziende pubbliche – era: “Speriamo che passino le elezioni, perché non se ne può più di propaganda e noi non abbiamo più reali strumenti da agire”. «Eccesso di ottimismo – afferma Ivan Bernini (foto), segretario generale di Fp Cgil Veneto -, perché viviamo in tempi di campagna elettorale permanente, nei quali la distanza tra reale e propaganda è notevole».
Nel merito dei contenuti degli interventi che emergono dal decreto ci sono alcune ricorrenti parole che ne chiariscono i termini: “senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. «Tradotto – spiega Bernini – significa che si agisce con le risorse a disposizione, e se la Regione ritiene di dover fare di più lo deve fare con risorse proprie, ma comunque nei limiti dei tetti di spesa del personale, delle assunzioni e del salario accessorio del personale. Detto in altri termini: “Devi fare più servizi con il personale e le risorse che hai”».
«Potremmo discutere ore e fare i sofisti sul perché ci sono le liste di attesa e quali siano anche le distorsioni del sistema che le generano – sottolinea ironicamente Bernini -, ma quello che i lavoratori più di altri sono bravi a spiegarti con due termini semplici è “manca personale”. Sostanzialmente l’atto possibile e concreto attraverso il quale si pensa di risolvere il problema delle liste di attesa è far lavorare le persone oltre il normale orario di lavoro: una rivoluzione, insomma».
«Peraltro – precisa Bernini -, vero capolavoro, l’orario per prestazioni aggiuntive fatte per il superamento delle liste di attesa sarà tassato al 15%, mentre tutti quelli che comunque faranno prestazioni aggiuntive per mantenere la capacità di funzionamento delle attività o per altre prestazioni (vedi quelle legate, ad esempio, alla garanzia di intervento nei mesi estivi, con la popolazione veneta che raddoppia per turismo) saranno tassati a partire dal 23%. L’altro atto concreto è spostare le prestazioni dal pubblico al privato».
I dati parziali sul personale ci dicono che per gli infermieri, dal 2022 al 2023, non è stato garantito nemmeno il turnover e abbiamo un saldo negativo tra cessati e assunti (stima circa 200), mentre per i medici si è garantito solo turnover. Poi abbiamo gli oss ed altre figure professionali di cui c’è bisogno come l’aria, ma si lasciano scadere le graduatorie. E i dati negativi sono molto legati ad un fenomeno crescente: le dimissioni “inattese”.
«Vogliamo foraggiare qualche società di consulenza per capirne il fenomeno, e farci dire quello che già sappiamo, o assumiamo il fatto che i lavoratori della sanità, gli stessi che ipocritamente si definivano gli eroi, non possono reggere più queste condizioni di lavoro?», domanda Bernini.
«L’ultima chicca del decreto – attacca ancora Bernini – riguarda la pomposa affermazione “dal 2025 via i tetti di spesa”. A parte il fatto che qualcuno avrebbe dovuto chiedere tra i rappresentanti delle Regioni “e perché non da subito, visto che siamo alla canna del gas e abbiamo graduatorie dalle quali attingere e assumere?”, ma andando in concreto ci accorgeremo che è fuffa. In primo luogo perché dovranno uscire decreti, quando ancora ne stiamo aspettando di precedenti. In secondo luogo perché tutto è a carico delle singole Regioni».
«Una vergogna senza fine, sulla quale ci saremo aspettati maggior determinazione da parte dei rappresentanti delle Regioni nei confronti del Governo. Ma si sa, forti con i… », conclude Bernini.
Redazione Nurse Times
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