Mancano operatori della sanità? Richiamiamo i veneti espatriati. Giuseppe Dal Ben, commissario dell’Usl 1 Dolomiti, appena riconfermato alla guida della sanità bellunese, ha accolto con favore la proposta di far arrivare infermieri e oss italo-brasiliani, discendenti degli emigranti che 150 anni scelsero di lasciare il Veneto per trasferirsi in Brasile o in Argentina.
Una proposta avanzata da Oscar De Bona (foto), presidente dell’Associazione bellunesi nel mondo, che l’ha commentata con un sorriso: “Se tutto va bene, di sicuro non ci sarà il problema della lingua. Parlano il ‘talian’, una sorta di mix di dialetti del Nord Italia che, se parlato lentamente, viene compreso alla perfezione dai noi veneti”.
Tornando serio, De Bona ha aggiunto: “L’idea ci è venuta leggendo della carenza di infermieri e oss che lamenta la sanità della nostra provincia. L’abbiamo sottoposta a Dal Ben, che adesso dovrà decidere come e se procedere. Ci pare che ci sia disponibilità e ne siamo contenti, perché la storia regala un’opportunità a due Paesi come Italia e Brasile, da sempre legati da rapporti strettissimi”.
Fulcro dell’iniziativa è lo Stato di Rio Grando do Sul, dove si trova il circolo Bellunesi nel mondo di Porto Alegre, rappresentato da Stefania Puton.
Sempre De Bona: “Assieme a lei abbiamo coinvolto l’Università di Caxias do Sul, città che con i suoi 500mila abitanti è la seconda più popolosa dello Stato. Ci sono tantissimi italiani emigrati dal Nord Italia, in particolare da Belluno, Vicenza, Treviso e Trento, che tornerebbero volentieri in Italia. Si potrebbero prendere due piccioni con una fava”.
A favorire la riuscita dell’iniziativa di De Bona è il fatto che i sanitari oriundi possiedono già il passaporto italiano. Una circostanza che agevola le pratiche burocratiche di inserimento, che inizialmente riguarderebbe un piccolo gruppo di infermieri in grado di supportare le strutture sanitarie della provincia di Belluno.
“Non so dire con precisione quali siano le tempistiche, ma ritengo che nello spazio di sei mesi possa arrivare a Belluno un gruppo ‘pilota’ di circa dieci infermieri oriundi – ha confermato De Bona -. E’ chiaro, però, che bisogna ragionare nell’ottica di un periodo medio-lungo: non si può pensare che vengano a Belluno per sei mesi e poi tornino indietro. Il primo gruppo verrebbe formato in Brasile tramite l’università e poi raggiungerebbe l’Italia grazie agli accordi fra i due Paesi”.
Redazione Nurse Times
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