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Il bambino con impianto cocleare: l’importanza dell’infermiere nell’educazione sanitaria

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“Mamma cos’ha quel bimbo?”

“Niente! E’ malato! E gli è stato messo quell’apparecchio”

Ecco! Partendo dalla risposta possiamo evincere che probabilmente su alcuni aspetti bisogna far chiarezza prima con gli adulti, per formare una corretta società futura.

La sordità colpisce circa un italiano su mille. Anche in età pediatrica la stima dei nuovi nati con sordità è simile, questo vuol dire che si ha la possibilità di incontrare una persona non udente nelle maggiori istituzioni come scuole e ospedali.

La perdita dell’udito, più o meno progressiva, può essere dovuta a diverse cause come:
fattori genetici, infezioni (morbillo, meningiti, parotiti e l’importanza del vaccino ha un ruolo fondamentale per prevenire l’insorgenza), farmaci, esposizione prolungata a fonti di rumore e può avere effetti drammatici a qualunque età.

Per i neonati e i bambini nei primi anni di vita ha conseguenze significative anche sulla capacità di scoprire il linguaggio ed entrare pienamente in contatto con il mondo e quello di cui hanno bisogno, sicuramente, non è il sentirsi diversi dagli altri.

Nello specifico ci soffermiamo sull’impianto cocleare.

Fonte dell’immagine Google

Solitamente viene impiegato quando si hanno lesioni al nervo vestibolococlare, chiamato anche nervo acustico. Si tratta di una protesi che raccoglie i suoni dall’ambiente esterno e genera dei segnali elettrici opportunamente codificati da inviare al nervo acustico. Viene inserito attraverso un intervento chirurgico ed è composto da una parte interna (ricevitore ed elettrodi) e una parte esterna (processore). Questo va a sostituire in maniera artificiale la funzione della coclea, organo dell’orecchio interno deputato alla conversione delle onde sonore in impulsi elettrici destinati alle vie uditive.

Cosa bisogna sapere?

L’età uditiva del bambino non corrisponde all’età anagrafica, ma è data dall’epoca di inserimento e di attivazione dell’impianto cocleare. Pertanto, se un bambino di 5 anni è stato sottoposto all’intervento di impianto cocleare da un anno e mezzo, la sua età uditivo-verbale sarà di un anno e mezzo e quindi potrebbe produrre parole isolate e/o le prime associazioni di parole non sempre intellegibili.

L‘impianto cocleare rappresenta una rivoluzione nella terapia della sordità profonda, sia nei pazienti adulti che nei bambini nati sordi. Con il ripristino totale dell’udito, l’impianto cocleare permette al piccolo paziente di accedere a tutte le informazioni sonore ambientali necessarie per un corretto sviluppo delle abilità uditive e linguistiche: il bambino può inserirsi pienamente nel mondo “udente”.

I bambini con l’impianto cocleare non sono necessariamente malati. É difficile trovare le giuste parole per spiegare ai propri figli cosa sia la disabilità ma, un suggerimento che si può porre è sicuramente non mettere una barriera invisibile che prende il nome di “malato” o “sfortunato”. In questo modo il bambino trae l’insegnamento ed identifica un soggetto con bisogni speciali come una persona diversa, di conseguenza tende a rapportarsi con quelli che considera “normali” ovvero come lui. Mentre sarebbe più opportuno prendersi del tempo è spiegare cosa sia la disabilità.

Ruolo dell’infermiere

Un’azione importante almeno quanto quella chirurgica, per un paziente che si sottopone all’impianto cocleare, è quella derivante dal sostegno psicologico, affettivo e sociale. Rapporti con il paziente di ogni età e la sua famiglia costituiscono un aspetto determinante dell’intervento riabilitativo.

Tocca ai medici e infermieri agevolare al meglio questa relazione, trasferendo in ogni momento le informazioni necessarie e affrontando anche gli stati d’ansia che sempre accompagnano le persone coinvolte in questa esperienza.

Studi recenti hanno dimostrato che il modo di comunicare in famiglia influisce sull’esito funzionale dell’intervento chirurgico dell’impianto cocleare. I rapporti con i genitori, come la sfera affettiva ed emotiva, sono le fondamenta dello sviluppo cognitivo, inoltre gli stimoli linguistici, lessicali e ludici risultano più efficaci se vengono effettuati nell’ambito domiciliare.

Giuseppe Madonna


Fonti: Dica33; themighty.com; Ulss 16 – Padova Centro Riabilitazione Uditiva; Ospedale Bambino Gesù

Foto: web

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