La Febbre West Nile, una malattia virale che ha afflitto popolazioni in tutto il mondo, trova le sue radici nell’Uganda degli anni ’30, quando il virus West Nile (WNV) fu isolato per la prima volta nel pittoresco distretto omonimo. Questo agente patogeno, appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, ha da allora attraversato continenti e paesi, colpendo esseri umani, uccelli selvatici e persino alcuni mammiferi domestici.
Origini e Diffusione
Il virus WNV è stato individuato per la prima volta nel 1937, nella regione Ugandese del West Nile, da cui trae il nome. Nel corso degli anni, si è diffuso in modo inarrestabile, raggiungendo l’Africa, l’Asia occidentale, l’Europa, l’Australia e persino l’America. L’agente patogeno si è adattato con successo a un’ampia varietà di ospiti, con uccelli selvatici e zanzare Culex che agiscono da serbatoi primari.
Trasmissione e Sintomi
Le zanzare infette, soprattutto del genere Culex, giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione del virus all’uomo. Anche se rare, altre modalità di infezione includono trapianti d’organo, trasfusioni di sangue e la trasmissione verticale madre-feto durante la gravidanza. Tuttavia, la Febbre West Nile non si diffonde attraverso il contatto interumano.
L’incubazione varia da 2 a 14 giorni, ma in casi particolari con compromissi del sistema immunitario può estendersi fino a 21 giorni. La maggior parte delle persone infette non manifesta sintomi, ma il 20% dei casi sintomatici può sperimentare febbre, mal di testa, nausea, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei. Nei casi più gravi, che colpiscono meno dell’1% delle persone infette, si possono riscontrare sintomi neurologici gravi, come paralisi, convulsioni e perfino coma.
Diagnosi e Prevenzione
La diagnosi della Febbre West Nile si basa su test di laboratorio, come ELISA o Immunofluorescenza, che rilevano la presenza di anticorpi IgM. Non esiste un vaccino per la febbre West Nile.
È importante considerare che la positività a questi test può riflettere anche infezioni passate. La prevenzione è cruciale poiché non esiste ancora un vaccino specifico per questa malattia. Proteggersi dalle punture di zanzara attraverso l’uso di repellenti, abbigliamento protettivo e zanzariere, e adottare pratiche per ridurre i luoghi di proliferazione delle zanzare può aiutare a evitare il contagio.
Trattamento
Attualmente, non esiste una terapia specifica per la Febbre West Nile. La maggior parte dei sintomi si risolve spontaneamente, ma nei casi gravi è necessario il ricovero in ospedale, dove il trattamento include fluidi intravenosi e supporto respiratorio. La continua ricerca e lo sviluppo di vaccini rappresentano promettenti passi avanti nella lotta contro questa malattia che, nonostante le sue origini lontane, continua a sfidare la salute globale.
Situazione in Italia
Salgono a 25, in Italia, i casi confermati di infezione da West Nile Virus (Wnv, febbre del Nilo) nell’uomo dall’inizio di maggio. Lo rileva l’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità aggiornato al 2 agosto. I casi erano 6 nel precedente bollettino aggiornato al 26 luglio. Di questi, 15 si sono manifestati nella forma neuroinvasiva (4 Piemonte, 4 Lombardia, 7 Emilia Romagna), 6 casi identificati in donatori di sangue (1 Piemonte, 4 in Lombardia e 1 Emilia Romagna e 1 a Foggia).
In conclusione, la Febbre West Nile rimane un enigmatico e globale problema di salute, che richiede vigilanza, ricerca e sforzi congiunti per prevenirne la diffusione e mitigarne gli effetti.
Redazione NurseTimes
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