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Attrice hard “infermiera”. La Asl “Non è nostra dipendente”, parte la denuncia dell’Opi

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Draoli (Opi Grosseto): “Amministrate un ente che esige una tassa. Una quota importante di colleghi vi odierà a prescindere”
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Si chiama Cecilia, l’attrice hard che si definisce infermiera nel video hot. L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Grosseto apre un’indagine interna

Nel video che gira sulla rete per pubblicizzare il film hard amatoriale dice di essere un’infermiera in servizio presso l’ospedale di Grosseto.

L’Ordine degli infermieri guidato dal presidente Nicola Draoli nel tentativo di identificare la reale identità della donna è pronto a sporgere querela.

“Se così fosse – spiega Nicola Draoli – sarebbe sottoposta a un procedimento disciplinare, mentre se ha dichiarato il falso la quereleremo”.

Il film hard è stato realizzato da produttori specializzati in film porno amatoriali, quindi utilizzando attori non professionisti, e – sempre stando ai contenuti del promo – sarebbe stato girato in Maremma.

“In realtà – continua Draoli – dalle immagini che abbiamo visto non è proprio possibile capire un granché. La donna usa un nome d’arte e da quel poco che è possibile vedere nessuno avrebbe riconosciuto una collega. In ogni caso, attraverso il nostro avvocato di fiducia, chiederemo alla casa di produzione di conoscere i vero nome di questa persona, e poi vedremo come comportarsi”. La donna nel video afferma di essere originaria della Puglia e di lavorare come infermiera nell’ospedale di Grosseto da cinque anni.

Anche l’Asl è decisa a fare chiarezza. La donna infatti, pare non essere una dipendente dell’Usl Toscana Sud-Est e non ha nulla a che fare con le professioni sanitarie. L’ha confermato ieri l’azienda, dopo un’accurata indagine nell’anagrafica, dopo aver sentito anche i vertici del Misericordia.  Il presidente Draoli formula alcune ipotesi “Che potesse trattarsi di una bugia ad arte e che la famosa infermiera non esistesse lo avevamo detto da subito. Ieri sono arrivate altre conferme in questo senso. Al di là del caso specifico, indubbiamente pruriginoso, non si può millantare la professione, perché il rischio è quello di una denuncia. Cosa che faremo. Se si fosse trattato di un’infermiera avrebbe comunque violato il codice deontologico, le norme di garanzia del decoro della categoria e a suo carico sarebbe scattato comunque un procedimento, oltre ai provvedimenti dell’azienda”. Ieri mattina, in ospedale, è scattata la caccia a Cecilia. Ripresa da Twitter, la sua immagine è circolata su decine di smartphone, ma nessuno l’ha riconosciuta.

“Grosseto è una piccola città. Noi che lavoriamo in ospedale – racconta Chiaraci conosciamo tutti. Questa ragazza, in carne, con un sorriso non proprio da pubblicità, che dice di fare l’infermiera da anni al Misericordia, nessuno qui l’ha mai vista. E anche dai distretti, sul territorio, confermano che l’infermiera Cecilia non esiste”.

Marco è un infermiere del Misericordia. Ha ricoperto anche ruoli sindacali “E’ una trovata per lanciare il film in Maremma. Si sono fatti pubblicità alimentando il mito della sexy infermiera. Non è proprio il massimo per la nostra categoria, ma non sono affatto meravigliato”. 

Insomma una vicenda che sembra essere chiara: si tratta di una millantatrice in cerca di ribalta mediatica. Un plauso all’Opi di Grosseto per la tempestiva risposta a tutela della professione infermieristica.

 

Redazione NurseTimes

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