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Assistente infermiere, Fp Cgil Lombardia: “Soluzione sbagliata, che abbassa gli standard di cura”

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Catello Tramparulo

Fp Cgil Lombardia ha partecipato al convegno “Assistenti infermieri?”, organizzato al Pirellone dal Gruppo consiliare Pd in Regione Lombardia. Nell’occasione il sindacato ha ribadito la propria contrarietà all’introduzione della figura dell’assistente infermiere. Ecco come il segretario regionale Catello Tramparulo ha risposto alle domande sul tema.

Perché l’introduzione della figura dell’assistente infermiere è sbagliata per la Fp Cgil?

“Perché non affronta il vero problema, che è la carenza di infermieri – risponde Tramparulo -. Invece di assumere e valorizzare le professionalità già presenti, si introduce una figura intermedia che genera confusione e abbassa la qualità dell’assistenza. Una scorciatoia che non risolve nulla”.

Questa figura può compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria?

“Le competenze affidate all’assistente infermiere richiedono una preparazione approfondita, che non può essere garantita da un corso di poche centinaia di ore. Un assistente infermiere dovrebbe occuparsi di medicazioni, aspirazione di secrezioni, gestione di cannule tracheotomiche e somministrazione di farmaci. Per acquisire queste competenze, infermiere e infermieri seguono anni di studio, teoria, pratica e tirocini. Con questa soluzione si rischia di affidare a personale meno formato compiti delicati, con conseguenze dirette sulla sicurezza delle persone assistite”.

Ci sono anche problemi contrattuali e di inquadramento?

“Sì, e sono molto gravi. L’assistente infermiere, a oggi, non ha un inquadramento contrattuale chiaro. Non sappiamo quale sarà la sua retribuzione, quali tutele avrà e come si collocherà nel sistema sanitario. Il rischio concreto è che venga usato per sostituire gli infermieri abbassando il costo del lavoro, senza garantire la stessa qualità dell’assistenza. Inoltre, potrebbe crearsi una situazione paradossale: un assistente infermiere nella sanità pubblica potrebbe arrivare a guadagnare più di un infermiere della sanità privata, il cui contratto è bloccato da anni. Una contraddizione inaccettabile”.

Quale impatto avrà questa decisione sugli operatori socio-sanitari?

“Un impatto negativo. Da anni chiediamo un riconoscimento professionale e contrattuale per gli oss, con un percorso di valorizzazione che dia loro prospettive di crescita. Con l’introduzione dell’assistente infermiere, questa revisione resterà bloccata, penalizzando ancora di più migliaia di lavoratrici e lavoratori”.

Qual è la vera soluzione alla carenza di personale infermieristico?

“Servono investimenti strutturali, non scorciatoie. La carenza di oltre 60mila infermieri si risolve con un piano straordinario di assunzioni, migliori condizioni di lavoro, stipendi adeguati e riconoscimento delle competenze avanzate. Ma c’è un punto centrale: il rinnovo contrattuale. I contratti della sanità pubblica e privata devono essere aggiornati per garantire il recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni, il miglioramento delle condizioni di lavoro e la valorizzazione delle professionalità. È inaccettabile che i contratti nazionali restino al palo ed è ingiusto che un infermiere della sanità privata, con un contratto bloccato da anni, guadagni meno di chi lavora nel pubblico o che un operatore sanitario del terzo settore abbia trattamenti con minori benefici. Bisogna azzerare il divario tra pubblico e privato, perché chi lavora in sanità deve avere gli stessi diritti, lo stesso salario e le stesse tutele, indipendentemente dal contratto di riferimento. Questa è la lotta che portiamo avanti come Fp Cgil: dignità, diritti e un riconoscimento reale per chi ogni giorno garantisce cure e assistenza”.

Redazione Nurse Times

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