Si torna a parlare dell’Asp Trapani con riferimento allo scandalo dei 3.313 referti istologici in ritardo per esami svolti nel biennio 2024-2025. Otto medici dei reparti di Anatomia patologica degli ospedali di Trapani e Castelvetrano risultano indagati con le accuse di omicidio colposo e lesioni personali, avanzate dalla Procura trapanese.
I pubblici ministeri hanno chiesto inoltre di poter svolgere un incidente probatorio – l’acquisizione in anticipo di una prova che potrebbe essere utilizzata nel corso di un processo – su dieci pazienti. Scopo della richiesta: stabilire se i ritardi causati dai medici abbiano contribuito ad aggravare le loro condizioni.
Nel registro degli indagati sono stati iscritti: Domenico Messina, ex primario di Anatomia patologica dell’ospedale di Trapani, da poco in pensione; Laura Miceli, dottoressa che ha preso il posto di Messina dallo scorso novembre; i medici Giancarlo Pompei, Giovanni Spanò, Maria Paola Ternullo, Noemi La Francesca, Luisa Arvigo e Roberto David. Alcuni lavorano nel reparto di Anatomia patologica di Castelvetrano.
A Trapani il problema era noto da tempo, ma ha assunto rilevanza mediatica a livello nazionale dopo due interrogazioni parlamentari presentate dal vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, a partire dalla storia di Maria Cristina Gallo, una donna di 56 anni che aveva atteso per otto mesi il referto istologico con cui aveva poi scoperto di avere un tumore già in fase terminale. Sulla vicenda l’Asp aveva avviato un’indagine interna e a maggio il direttore Ferdinando Croce si era dimesso.
Secondo l’Asp Trapani, i ritardi sarebbero da attribuire a una carenza di medici specialisti in Anatomia patologica. I dati della Regione Sicilia relativi ai referti mai consegnati rivelano che 206 contenevano rilevazioni di tumori, ma non si è stabilito se esista un nesso causale tra tali rilevazioni, il ritardo nella consegna del referto e le conseguenze dei tumori sulla salute dei singoli pazienti.
Redazione Nurse Times
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