Il 31 dicembre scadranno i contratti di degli operatori socio-sanitari assunti dall’Asl 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila durante l’emergenza Covid. Circa 70 oss rimarranno a casa dopo gli enormi sacrifici sostenuti in tempo di pandemia e lamentano la mancanza di tutela da parte della Regione Abruzzo, che non ha ritenuto opportuno procedere alla pubblicazione di avvisi per la stabilizzazione dei precari.
Un disagio più volte si sono fatti portavoce i sindacati, che denunciano anche lo stallo dei concorsi, l’ultimo dei quali risale al 16 e al 17 novembre 2021. Degli oss in procinto di giungere a conclusione del rapporto di lavoro, solo alcuni sono stati giudicati idonei e inseriti in graduatoria, dalla quale si attingerà nel tempo.
“L’Asl sta scorrendo la graduatoria del concorso indetto nel 2021, e lo fa legittimamente – spiega Anthony Pasqualone, segretario provinciale di Fp-Cgil L’Aquila, contattato da AZ informa –. La conseguenza è proprio che usciranno i somministrati, tranne coloro che figurano in graduatoria. Da un punto di vista normativo non fa una piega, ma eticamente e umanamente è un disastro. Sapevamo a cosa si andasse incontro. Dal 2020 ho personalmente chiesto più e più volte di provvedere agli avvisi per gli oss, ma nessuno ha ascoltato”.
Natale amaro, dunque, per i tanti oss in forza ai presidi dell’Asl 1 destinati a restare senza lavoro.
“In questi lunghi tre anni abbiamo chiesto tutele per non perdere il posto di lavoro e per aver lavorato duramente, come hanno lavorato gli infermieri, i medici e i diversi operatori sanitari – dichiara una oss in scaddenza di contratto, sempre ad AZ informa –. L’unica categoria a non essere stata oggetto di stabilizzazione è stata la nostra. Non abbiamo meritato niente, se non un unico concorso del quale è meglio non entrare nel merito. Nessun avviso per noi, nessuna ricompensa”.
Prosegue l’oss: “Più si avvicina la data di conclusione del contratto, più cresce l’esasperazione. Non è accettabile un sistema politico e sanitario che non ha rispetto della dedizione al lavoro che tutti noi abbiamo garantito durante una delle fasi emergenziali più dure di questa regione. Abbiamo accettato orari assurdi, rischi, stanchezza, perenne condizione di criticità, mancanza di risorse e di strumenti. Nel frattempo ci siamo guardati intorno, cercando di capire se qualcosa si muovesse sul fronte occupazionale, se qualcosa stesse cambiando. Abbiamo aspettato e sperato, e alla fine ci siamo arresi”.
Conclude l’oss precaria: “E’ così che funziona? E’ questo che le nostre istituzioni possono offrirci? E’ questa la considerazione di cui gode la nostra categoria? E’ questo il rispetto per gli uomini e le donne che sono scesi in prima linea durante la pandemia? Ci teniamo il plauso di facciata durante gli slogan anti-Covid, quando ci fotografavano con il viso solcato dalle mascherine. Si sappia che la nostra ricompensa è stata un amaro benservito”.
Redazione Nurse Times
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