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Arresto cardiaco improvviso, lo screening è davvero utile?

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Uno studio pubblicato sul British Medical Journal da un team di scienziati belgi, afferma che in realtà i test di screening per prevenire l’ arresto cardiaco improvviso nei giovani atleti siano poco efficaci.

A livello statistico, la morte cardiaca improvvisa colpisce lo 0,001% di giovani atleti ogni anno, un’eventualità molto rara causata spesso da disturbi cardiovascolari preesistenti. Ricordando però le tristi e agghiaccianti immagini dei poveri Morosini, Ribeiro, Ekeng, Puerta, Foe e Feher, morti molto giovani sul prato verde durante delle partite di calcio, il fatto che l’arresto cardiaco improvviso sia un’eventualità poco comune ci consola solo in parte. Possibile che queste tragedie non si possano in qualche modo prevenire? Ci sono test di screening veramente utili e affidabili in grado di individuare i ‘cuori a rischio’?

Uno studio pubblicato sul British Medical Journal, da un team del Belgian Health Care Knowledge Centre, afferma che nei giovani atleti, la morte cardiaca improvvisa sia in realtà un evento fatale non evitabile: la ricerca, infatti, avanza dei seri dubbi sull’utilità di esami diagnostici preventivi che possano individuare i soggetti più a rischio.

Gli scienziati belgi hanno revisionato letteratura scientifica sull’argomento, prendendo in considerazione un campione di atleti non professionisti tra i 18 e i 34 anni. Alla fine del loro lavoro, sono arrivati alla conclusione che lo screening per individuare la presenza di anomalie cardiache, tali da poter sfociare in una brusca ‘frenata’ del cuore, potrebbe non essere così efficace.

Così hanno spiegato: “La morte cardiaca improvvisa di un giovane su un campo sportivo è un evento devastante”…”L’American Heart Association raccomanda di unire un esame fisico all’anamnesi personale e familiare, ma in questo modo solo poche persone a rischio di morte cardiaca improvvisa vengono identificate”. L’aggiunta di un elettrocardiogramma è invece raccomandato dalla Società Europea di Cardiologia, sebbene questo tipo di accertamento abbia a volte una sensibilità bassa. L’associazione di ulteriori test cardiologici all’ECG, poi, avrebbe addirittura un effetto ansiogeno sui soggetti coinvolti, con il rischio di provocargli traumi di natura psicologica.

Così ha commentato il dott. Christopher Semsarian dell’Università di Sydney: “Le incertezze sullo screening nei giovani atleti dimostrano la necessità di ulteriori studi per giungere all’obiettivo di prevenire le rare ma tragiche morti improvvise nei giovani. Nel frattempo, allenatori e giocatori dovrebbero essere addestrati alla rianimazione polmonare e all’uso dei defibrillatori, che dovrebbero essere disponibili in tutte le sedi sportive per migliorare le possibilità di sopravvivenza dopo un arresto cardiaco”.

Alessio Biondino

Fonti: BMJ, Italia Salute

Immagine: YouTube

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