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Apnee notturne, farmaco già noto potrebbe contrastarle

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Apnee notturne, chi ne soffre può andare incontro a malattie autoimmuni
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Uno studio svedese evidenzia l’utilità dell’inibizione dell’anidrasi carbonica, trattamento utilizzato per altre patologie.

Uno studio dell’Università di Göteborg (Svezia), i cui risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, dimostra che un trattamento già utilizzato per patologie come il glaucoma e l’epilessia potrebbe essere molto utile per contrastare anche le apnee notturne. Si tratta dell’inibizione dell’anidrasi carbonica (CA), un enzima che serve a mantenere un equilibrio tra acido carbonico e anidride carbonica nel corpo.

L’apnea notturna è un disturbo comune, caratterizzato da pause più o meno brevi del respiro quando si dorme. Queste interruzioni possono durare pochi secondi o anche alcuni minuti, e verificarsi più di 30 volte all’ora. Il tipo più comune è l’apnea ostruttiva del sonno. Ricerche precedenti non hanno testato sistematicamente gli inibitori della CA come possibile trattamento contro l’apnea ostruttiva del sonno. Una lacuna colmata dai ricercatori di Göteborg con un studio clinico randomizzato in doppio cieco, completato da 59 pazienti con apnea notturna moderata o grave.

I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi, che hanno ricevuto 400 o 200 mg di CA inibitore, e un terzo gruppo (il gruppo di controllo) che invece ha ricevuto il placebo. Lo studio è durato quattro settimane. I risultati mostrano che, nel complesso, il trattamento ha ridotto il numero delle pause respiratorie e favorito l’ossigenazione durante la notte. Alcuni pazienti hanno manifestato effetti collaterali, come mal di testa e affanno, che erano più comuni in quelli che ricevevano la dose più alta.

Il fatto che sul mercato siano disponibili diversi farmaci approvati nella categoria degli inibitori della CA rende praticabile lo sviluppo rapido di un farmaco approvato per l’apnea notturna. Il farmaco utilizzato in questo studio clinico era il sultiame, che a volte è usato per trattare l’epilessia nei bambini. Oggi il trattamento per un paziente con apnea notturna è una terapia con apparecchi orali o una maschera CPAP (Continuous Positive Airway Pressure).

“Queste opzioni terapeutiche richiedono tempo perché ci si abitui, e spesso sono percepite come invadenti o ingombranti – afferma Ludger Grote, professore presso l’Accademia Sahlgrenska, Università di Göteborg –. Se sviluppiamo un farmaco efficace, renderà la vita più facile a molti pazienti e, a lungo termine, salverà potenzialmente più vite”.

Redazione Nurse Times

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