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Anticorpi ANA nel sangue: interpretare i risultati

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Anticorpi ANA nel sangue: interpretare i risultati
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Il test ANA (dall’inglese Anti-Nuclear Antibodies) rileva e misura il titolo, ossia la quantità, degli anticorpi anti-nucleo e può essere richiesto per diagnosticare una malattia autoimmune.

Gli ANA sono autoanticorpi, ossia anticorpi prodotti dal sistema immunitario, che per errore attaccano molecole normalmente contenute nel nucleo delle cellule sane ma che le cellule danneggiate rilasciano all’esterno, provocando l’infiammazione del tessuto.

Il test ANA si esegue sul sangue per rivelare l’eventuale presenza di tali autoanticorpi ed è utilizzato per diagnosticare una malattia autoimmune. Le persone con il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) sono quasi tutte positive agli ANA mentre in altre malattie autoimmuni la percentuale delle persone positive agli ANA è variabile.

Il test ANA può essere lievemente positivo anche in molte altre condizioni e, a volte, anche in persone sane.

Il medico curante, o eventualmente il reumatologo, prescrive il test ANA in presenza di sintomi che facciano sospettare la presenza di una malattia autoimmune.

Il Test

Per eseguire il test si preleva una piccola quantità di sangue da una vena del braccio e non è richiesta alcuna preparazione specifica. Va considerato, però, che il risultato dell’esame può essere influenzato da alcuni tipi di farmaci, per questo motivo, è opportuno informare il medico se si stanno prendendo farmaci o integratori.

Risultati

Se gli autoanticorpi anti-nucleo sono presenti nel sangue, il test ANA sarà positivo. La positività al test, associata ai sintomi che indicano la presenza di una malattia autoimmune, suggerisce al medico di prescrivere ulteriori accertamenti. Il test può essere positivo anche in malattie diverse da quelle autoimmuni.

Per effettuare il test ANA si può ricorrere a due diversi metodi:

  • Metodo dell’immunofluorescenza indiretta (IFI), è il metodo di riferimento per la determinazione del titolo, ossia della quantità di ANA. Il sangue del paziente viene posto sopra un vetrino contenente delle cellule. Se nel sangue sono presenti gli autoanticorpi anti-nucleo, questi si legano al nucleo delle cellule. Successivamente, viene aggiunto un secondo anticorpo legato a una sostanza fluorescente, ossia una sostanza in grado di emettere una luce fluorescente verde se illuminata con un raggio ultravioletto. Il risultato è riportato come titolo, sotto forma di un rapporto (esempio 1:160), cioè la diluizione del sangue alla quale gli anticorpi sono ancora visibili. Maggiore sarà la diluizione, maggiore sarà la quantità di autoanticorpi presenti nel campione. Il metodo IFI può dare anche un risultato qualitativo, ossia dare indicazioni sul tipo di malattia autoimmune, sulla base di quattro principali pattern di fluorescenza degli ANA:
    • pattern di fluorescenza omogeneo (o diffuso), è associato al LES, connettivite mista e lupus indotto da farmaci
    • pattern di fluorescenza granulare, è associato al LES, alla sindrome di Sjögren, sclerodermia, polimiosite, artrite reumatoide e connettivite mista
    • pattern di fluorescenza nucleolare, è associato alla sclerodermia e polimiosite
    • pattern di fluorescenza centromerica (o periferica), è associato alla sclerodermia, calcinosi, sindrome di Raynaud, sclerodattilia e teleangiectasia
    • ELISA (enzyme linked immunosorbent assay), è una metodica di più facile esecuzione ma non offre, al momento, la garanzia di poter individuare tutte le specificità autoanticorpali possibili. Il risultato è riportato in unità (U) ed è espresso come un numero.

Gli ANA risultano positivi in circa il 95% delle persone con LES. Artrite, rash cutaneo (ossia eruzioni sulla pelle) e fotosensibilità cutanea sono i sintomi più comuni di questa malattia autoimmune.

Altre malattie in cui il test ANA risulta positivo possono includere:

  • lupus indotto da farmaci, caratterizzato dalla presenza degli stessi sintomi del LES ma da cui si può guarire, sospendendo il farmaco responsabile
  • sindrome di Sjögren, circa l’80% delle persone con questa malattia ha una positività al test ANA ma un risultato negativo non ne esclude la presenza
  • sclerodermia (o sclerosi sistemica), dal 60% al 95% delle persone con sclerodermia ha una positività per gli ANA. Il test consente anche di distinguere le due forme della sclerodermia: la forma limitata e la forma diffusa
  • sindrome di Raynaud, artrite reumatoide, dermatomiosite o polimiosite, connettivite mista e altre malattie autoimmuni

Per diagnosticare con sicurezza la malattia che determina la positività al test ANA, il reumatologo valuta nel loro complesso i risultati dell’esame, i sintomi e la storia clinica della persona.

Redazione NurseTimes

Fonte: ISS

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