Risalendo la valle si arriva a Campo Tures. Qui la scuola che non c’è è in via Beikircher, proprio nel centro del paese. Ad organizzarla è un’associazione di nome Herzstrahl che in italiano sarebbe un po’ come luce del cuore. Un collettivo di genitori che ha preferito tenere a casa i propri figli per evitare che debbano indossare la mascherina e fare i test.
«Non sappiamo cosa succede in quella scuola perché ufficialmente non c’è nessuna scuola. Ma comunque c’è» dice l’assessora Judith Caneppele, responsabile per giovani e famiglia. E anche lei precisa che «il Comune non c’entra nulla con questa iniziativa».
Anche in questo caso non si sa quanti siano i ragazzi che la frequentano. «Dall’inizio dell’anno 11 ragazzi sono stati ritirati da scuola e i genitori si sono impegnati a fare homeschooling» fa sapere il dirigente scolastico Christian Dapunt che non vuole commentare l’iniziativa.
L’Intendenza sta cercando un modo per intervenire ma gli spazi sono pochissimi: formalmente si tratta di proprietà private e dunque non possono essere svolti controlli. Oltretutto non essendoci formalmente una scuola è impossibile contestare il rispetto di regole di sicurezza o mettere in discussione la didattica che viene utilizzata per insegnare a gruppi di tutte le età.
Dalle elementari al liceo. Per provare ad arginare il fenomeno — da quest’anno in Alto Adige sono quasi seicento le famiglie che hanno scelto l’home schooling — il Consiglio provinciale ha appena approvato una legge che fissa limiti rigidi. L’esame andrà fatto nella scuola di appartenenza e non altrove, chi sceglie l’home schooling dovrà farlo tutto l’anno e non potrà mandare a scuola i figli a giorni alterni. C’è però uno zoccolo duro — in particolare i militanti sovranisti — che rifiuta anche di fare gli esami mettendo a rischio l’avvenire dei propri figli.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Corriere
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