Lo ha stabilito il giudice tutelare, bocciando la transazione tra la famiglia della piccola e l’ospedale.
II giudice tutelare boccia la transazione: non bastano i 21mila euro offerti dall’ospedale Santi Antonio e Biagio di Alessandria per risarcire il danno subito dalla neonata a cui era stata mozzata la prima falange del dito indice della mano destra, a pochi giorni dalla nascita, mentre si trovava al Nido. La disgrazia era avvenuta il 28 maggio 2016. Alla piccola era stato necessario trasfondere glucosio, mediante ago-canula fermato sul dorso della manina con dei cerotti. Durante la rimozione della fasciatura, con una forbice era stata tagliata la falange. Ed era purtroppo fallito, al Santa Margherita di Torino, il tentativo di riattaccarle il ditino.
L’infermiera che teneva in braccio la piccola e l’operatrice socio-sanitaria che diede il tenace colpo di forbice sono imputate di lesioni colpose. Il perito incaricato dal pm di accertare la causa della disgrazia non ebbe dubbi: netta imprudenza. Mentre il processo penale è in corso, è stata avviata una lunga trattativa con la famiglia, anche perché l’Azienda ospedaliera, chiamata in giudizio come responsabile civile, fin da subito si era assunta l’onere di risarcire la famiglia. Tuttavia, vista l’impossibilità di trovare un accordo, era stato chiesto al giudice civile di nominare un perito per quantificare la percentuale del danno, sulla quale calcolare l’ammontare equo del risarcimento.
In realtà, a un certo punto pareva che questa procedura fosse divenuta superflua, perché le parti avevano raggiunto un’intesa: 21mila euro di risarcimento per la bambina e, in cambio, i genitori avrebbero ritirato la querela chiudendo il processo penale. Ma il giudice tutelare si oppone: questa cifra non basta. Quindi torna la necessità della quantificazione civilistica, che le parti parrebbero disposte a riconoscere e onorare. Adesso occorre incastrare i tempi. La prossima udienza del processo è il 26 settembre. La perizia civile, autonomamente, arriverà un po’ dopo. Non è escluso che il giudice penale conceda una proroga per consentire la definizione della vicenda risarcitoria fuori dal tribunale.
Redazione Nurse Times
Fonte: La Stampa
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