Sammy Basso, il giovane biologo e simbolo della lotta contro la Progeria, è scomparso a soli 28 anni a causa di un malore improvviso. La notizia della sua morte ha scosso tutti coloro che lo conoscevano, lasciando un vuoto profondo nel mondo della ricerca e nella comunità che lo amava e sosteneva. Affetto dalla rara sindrome di Hutchinson-Gilford, una patologia che causa un invecchiamento precoce, Sammy ha dedicato la sua breve ma intensa vita a sensibilizzare il pubblico su questa malattia e a promuovere la ricerca scientifica.
La battaglia contro la Progeria: una vita dedicata alla ricerca
Sammy, originario di Tezze sul Brenta (Vicenza), è stato il paziente più longevo al mondo affetto da Progeria, una malattia genetica che colpisce un bambino ogni 4-8 milioni di nati. Nonostante le difficoltà causate dalla malattia, che comporta un invecchiamento accelerato fin dall’infanzia, Sammy ha vissuto con un’energia e una positività straordinarie, affrontando sfide che pochi possono immaginare.
Dopo aver conseguito il diploma al liceo, si è laureato con il massimo dei voti in Scienze Naturali presso l’Università di Padova, con una tesi innovativa che esplorava le possibilità di cura della Progeria attraverso l’ingegneria genetica. La sua carriera accademica è proseguita con la specializzazione in Biologia Molecolare, sempre a Padova, dove ha analizzato la correlazione tra Progeria e infiammazione.
Una figura di ispirazione per tutti
Oltre alla sua brillante carriera accademica, Sammy ha partecipato attivamente a numerose iniziative di divulgazione scientifica, apparendo in programmi televisivi e documentari, tra cui uno dedicato al suo viaggio lungo la Route 66 negli Stati Uniti, trasmesso da National Geographic. Il suo impegno è stato riconosciuto a livello istituzionale nel 2019, quando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Nonostante la fragilità fisica dovuta alla malattia, Sammy era un esempio di resilienza. In un’intervista durante il Festival di Sanremo, aveva dichiarato: “Più che forza, è positività. La prendo dalla mia famiglia, dagli amici, da tutto ciò che mi circonda”. La sua ultima apparizione pubblica risale a pochi giorni fa, in occasione del Premio “Paolo Rizzi” a Venezia.
Il ruolo cruciale della famiglia e dell’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso
La famiglia di Sammy, sempre al suo fianco, ha giocato un ruolo fondamentale nel sostenere la sua battaglia contro la Progeria. Nel 2005, insieme a un gruppo di amici, i suoi genitori hanno fondato l’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso, con l’obiettivo di promuovere la ricerca scientifica sulla malattia e offrire supporto alle famiglie colpite da questa rara patologia. Oggi, l’associazione rimane l’unica in Europa a occuparsi della Progeria.
Un’eredità di speranza e progresso scientifico
La morte di Sammy ha scatenato una grande ondata di cordoglio. La premier Giorgia Meloni, il ministro della Salute Orazio Schillaci e il presidente del Veneto Luca Zaia sono solo alcune delle personalità pubbliche che hanno espresso il loro profondo rispetto e affetto per Sammy e la sua famiglia.
La sua eredità va oltre la lotta personale contro la malattia. Sammy Basso ha ispirato una nuova generazione di ricercatori e ha contribuito in maniera significativa a far progredire la comprensione scientifica della Progeria. La sua determinazione a vivere ogni giorno al massimo, nonostante le avversità, è un messaggio di speranza per tutti coloro che affrontano sfide straordinarie.
Sammy Basso ci ha lasciato troppo presto, ma il suo impatto durerà nel tempo. La sua dedizione alla scienza, la sua forza d’animo e il suo desiderio di sensibilizzare il mondo sulla Progeria rappresentano un’eredità inestimabile. Il suo esempio continuerà a ispirare generazioni di ricercatori e di persone che, come lui, non si arrendono di fronte alle difficoltà.
Redazione Nurse Times
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