La vicenda delle imperdonabili offese esternate a da un famoso economista a danno della categoria infermieristica probabilmente non resteranno impunite.
È la stessa Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche a renderlo noto attraverso un comunicato sulla propria pagina ufficiale.
“Abbiamo assistito stasera ad un’uscita davvero infelice di Alberto Forchielli su LA7 durante la trasmissione “In Onda” ai danni dell’immagine della professione infermieristica e che in molti ci state segnalando. Lunedì, ad apertura uffici, verrà valutata l’azione legale più opportuna.”
Sulla stessa pagina Facebook si sarebbe tenuto un pacato dibattito tra Forchielli e la stessa FNOPI, che avrebbe invitato gli infermieri a non alimentare ulteriori polemiche.
L’economista avrebbe colto l’occasione per scusare pubblicamente rispondendo al post della Federazione:
“Chiedo scusa per l’equivoco messaggio di ieri sera che è suonato a molti come irrispettoso di una professione dura, nobile e necessaria come quella dell’infermiere. Vorrei spiegare il significato di quella frase un po’ infelice. Dai tempi dei miei nonni, la pressione sociale su bambini e ragazzi ha mitizzato alcune professioni (il dottore, l’avvocato, il professore,…) considerate di Serie A e automaticamente considerato di serie B altre professioni.
Questo approccio SBAGLIATO e pieno di pregiudizi ha creato un eccesso di laureati in materie che poi non sempre sono premiate dal mercato. La mia frase voleva al contrario riconoscere il valore di molte professioni che godono di meno luccichio nella mentalità comune, ma sono altrettanto nobili. Se uno guarda le statistiche internazionali di impiego degli infermieri scoprirà infatti che il mercato apprezza di più questa professione rispetto ad altre (considerate erroneamente “più nobili”).
Il mestiere di infermiere è giustamente diventato negli anni sempre più complesso e professionalizzato e richiede duro lavoro sui libri prima e in ospedale/ case di cura poi. Recentemente mi sono trovato a visitare una persona a me molto cara in Italia in ospedale e ho visto con i miei occhi la serietà e la devozione al lavoro della categoria degli infermieri.
A tutti voi, vanno le mie scuse per una frase detta di fretta e un sentito ringraziamento per il grande lavoro svolto quotidianamente a servizio della comunità e delle persone più indifese e bisognose.”
Forchielli ha poi proseguito il proprio tentativo di scuse in un botta e risposta su Facebook:
“Io vivo all’estero da molti anni, seguo la Vostra professione con attenzione, perché con l’invecchiamento è una professione del futuro che non sarà disrupted dai robots.
La consiglio a tutti. So benissimo che richiede qualifiche importanti. Quando parlo va messo tutto nel contesto ed evidentemente il contesto non è apparso su La7. Ho registrato la trasmissione in luglio da Boston.
Ora sono in Tailandia e non ho mai visto la trasmissione, quindi è difficile per me giudicare cosa e come l’ho detto. Esorto i giovani spingersi molto avanti con l’educazione possibilmente fino al phd e al postdoc. Forse in TV è mancato il contesto e me ne dispiaccio assai.”
Come notato da molti, il tono della voce dell’ospite, la sua espressione facciale e le parole utilizzate non lasciavano spazio a molti dubbi sul significato del suo pensiero.
“Lei ha affermato che studia da sempre per rimanere nella fascia medio-alta. Ha poi corroborato la sua convinzione “chi non ha voglia di studiare facesse l’infermiere”.
Le parole sono pietre.
In TV, prima serata, una platea numerosissima, la replica del programma, la possibilità di rivedere il video su web…”, commenta un infermiere.
Ma andando a scavare nel passato di Forchielli è possibile notare come, già nel 2016, non avesse dimostrato molta stima verso i professionisti infermieri.
Già nel 2016 questo personaggio pubblico sostiene che dietro alla figura dell’ infermiere non ci fosse uno studio serio.
Riporto di seguito uno stralcio di testo tratto dal suo articolo “Il ragazzo italiano, di fronte a un tale contesto, cosa può fare?
Deve studiare seriamente materie scientifiche spendibili nel mercato del lavoro e magari emigrare; se emigra però deve studiare come un cinese, altrimenti all’estero non lo assume nessuno. In alternativa può imparare un mestiere pratico perché può essere commercializzato ovunque. Mi riferisco al cuoco (nessuno nel mondo dice no a un cuoco italiano), all’infermiere, all’idraulico o al pizzaiolo. Insomma, l’alternativa allo studio serio è imparare un mestiere concreto.”
Concludiamo dicendo come errare possa essere umano, ma perseverare sia diabolico. Ci auguriamo che non voglia esprimere altri pensieri illuminati tirando in ballo impropriamente la categoria degli infermieri.
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