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Se non ti va di studiare vai a fare l’infermiere? La risposta della dr.ssa Anna Di Martino

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Caro Signor Forchielli, io credo che Lei non abbia proprio idea (come tanti) di ciò che sia oggi la nostra professione, tantomeno che la segua, visto che ci ha dato dei “mestieranti”.

Con la frase pronunciata ha espresso esattamente il Suo pensiero, con annessa, magra figura nei confronti di un’intera categoria oggi definita intellettuale!

Le faccio presente che il percorso di studi di un professionista Infermiere inizia con la Laurea triennale e prosegue con Master di I livello, Laurea Magistrale, dottorato di ricerca e Master di II livello.

Gli Infermieri sono anche dirigenti, ricercatori, professori universitari e Direttori di aziende! La invito, ora, a non voler discolparsi parlando di errore, tantomeno a cercare di adularci con considerazioni obsolete sulla nostra professione quali “missione” “lavoro duro” “sacrificio” “angeli” e quant’altro! Sarà piuttosto apprezzata una rettifica che presupponga, ad esempio, una conoscenza approfondita della nostra Professione, seppur postuma alla sua infelice uscita!

Per dovere di cronaca, per coerenza e correttezza vorrei fare alcune considerazioni in merito all’episodio che sta scaldando gli animi della categoria Infermieristica. Alla luce di quanto affermato dall’esimio economista (mi dicono) Dr. Forchielli, il “mestiere” dell’Infermiere sarebbe riservato a coloro i quali non avrebbero voglia di studiare.

Tutto ciò in antitesi con il nostro profilo professionale, il percorso formativo, i criteri di aggiornamento, nonché della legislazione vigente. Alla luce di ciò mi sono premurata di inviare una lettera aperta al Sig. Forchielli. Tuttavia una riflessione mi sorge spontanea, perché sono abituata ad utilizzare il pensiero critico in ogni contesto.

Chi sono i primi a non rispettare questa professione? Credo che si tratti proprio degli Infermieri stessi, perlomeno di una fetta cospicua della categoria infermieristica che oggi appare vilipesa ai nostri occhi! Mi sono posta alcune domande che giro a tutti voi.

Che rispetto dimostrano di avere coloro i quali ironizzano sulla preparazione di un Infermiere che fa rispettare il proprio titolo accademico? Quale rispetto hanno coloro che denigrano il collega preparato che si pone in maniera dignitosa e scientificamente corretta nei confronti della professione pretendendo rispetto del proprio bagaglio culturale e del proprio ruolo?

Quale rispetto dimostrano vessandolo, ridicolizzandolo e tacciandolo come “professore” o “piccolo medico”? Di quale rispetto parliamo se osannano il pensiero secondo cui per fare l’infermiere “devi fare la gavetta” o “sporcarti le mani”? Quale rispetto credono di avere accusando un collega dedito alla ricerca tacciandolo come “svogliato”? Me lo dovete spiegare!

Io credo che questi colleghi non dovrebbero indignarsi, quanto piuttosto fare un “mea culpa” per l’atteggiamento che riservano giornalmente ai colleghi studiosi, preparati, aggiornati e che cercano di elevare la professione.

Credo che sia il risultato del fatto che loro stessi si pongono come mestieranti qualunque. Lo fanno lavorando per compiti, rifiutando i cambiamenti, promuovendo la cultura dell’ “abbiamo sempre fatto così”, denigrando il collega che offre spunti culturali evidence-based!

Allora penso che bisogna essere coerenti ed onesti e decidere a quale “gruppo” si vuole appartenere. Per ogni episodio simile, bisogna mettere in atto un’analisi critica e consapevole e chiedersi su quali basi si pretenda di essere considerati credibili e meritevoli di valorizzazione professionale! Buona riflessione colleghi!

Nel frattempo il mio ringraziamento va a tutti quei seri professionisti che credono nella cultura, nella ricerca, nell’aggiornamento e nelle scienze infermieristiche!

Saluti! Dr.ssa Anna Di Martino

https://www.nursetimes.org/nuova-perla-in-tv-non-ti-va-di-studiare-fai-linfermiere/55226/amp

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