Nella gestione dell’emergenza la grande assente la medicina del territorio. Esempio palese: sulla carta, in molte occasioni, è rimasta la figura dell’infermiere di famiglia. Dei 9600 infermieri da assumere, con gli 818 milioni stanziati per il biennio 2020-21 dal Decreto agosto, ne sono stati arruolati a malapena il 10% (meno di un migliaio). Ora gli ospedali sono sono al collasso e arriva anche l’accusa alle Regioni della Corte dei Conti.
Nel suo report presentato in Parlamento (e riportato su La Stampa – P. Russo), la Corte dei Conti fa un bilancio impietoso sulla mancata attuazione di misure che avrebbero dovuto limitare i danni nella attuale situazione emergenziale.
I piani per rafforzare l’assistenza territoriale li hanno presentati poco più della metà delle Regioni. Meno, inoltre, sono quelle che hanno realizzato le Usca che avrebbero dovuto portare assistenza a casa dei positivi in isolamento domiciliare.
“A fine ottobre solo 13 Regioni avevano presentato un piano per la revisione dell’assistenza territoriale” si denuncia. Eppure, il Decreto agosto aveva stanziato a questo scopo 734 milioni. Inoltre, la Corte dei Conti denuncia la defaillance nell’attuazione dei piani regionali per il recupero delle liste di attesa accumulate durante la prima ondata per cui sempre il Decreto agosto aveva stanziato 500milioni.
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