Perviene a questa redazione una testimonianza di una delle parenti dei pazienti in a.d.i. di 3° livello del Sulcis Iglesiente che da qualche mese protestano contro la riorganizzazione del servizio di assistenza domiciliare voluto dal commissario della Asl 7 di Carbonia dott. Onnis.
NurseTimes si è da subito schierata al fianco dei pazienti e dei loro parenti, auspicando un dialogo tra le parti per arrivare ad una rapida risoluzione che vada verso il ripristino dell’assistenza da parte di infermieri specialisti esperti in rianimazione.
Nella testimonianza di Chiara Ledda vengono messe in evidenza tutte le criticità della nuova organizzazione del servizio A.d.i.
“Il giorno 06-11-2015 durante la sera improvvisamente mio padre Giorgio malato di SLA, tracheotomizzato e alimentato via peg dal 13 luglio 2015, ha avuto una grave crisi respiratoria con una saturazione pari a 80 e una frequenza cardiaca di 130. Considerata la grave situazione ho seguito la prassi indicata dal commissario straordinario della ASL 7 Antonio Onnis, la famosa assistenza H24 dell’Adi di terzo livello. Abbiamo chiamato il numero del centralino fornitoci 0781/6681, chiedendo urgentemente un medico, la risposta è stata che non avevano medici a disposizione e che avrebbero chiamato la rianimazione.
Poiché il quadro della situazione si manifestava sempre più grave, abbiamo chiamato il 118 chiedendo un’ambulanza medicalizzata. A casa è sopraggiunta un’ambulanza con un equipe di volontari che si è rifiutata di trasportare un tracheotomizzato non avendo le competenze, pertanto hanno richiesto urgentemente un’ambulanza medicalizzata. Nel frattempo la famiglia si è fatta carico dell’emergenza, cercando di soccorrere il paziente nei limiti del possibile somministrandogli dell’ossigeno e, drammaticamente impossibilitati a chiamare uno dei rianimatori a disposizione nel vecchio sistema, mio padre non ha potuto usufruire di un adeguato e tempestivo intervento. Dopo tempo è sopraggiunta l’ambulanza medicalizzata che lo ha trasportato al pronto soccorso per poi essere ricoverato in rianimazione.
A seguito di ciò, ci rivolgiamo alla commissione sanità e all’assessore Arru dicendo che le loro tempistiche sono totalmente differenti dalle nostre, sperando vivamente che a nessun altro malato, in attesa dei ripristino del vecchio sistema, capiti quello che è capitato a noi, vittime di un sistema inadeguato”.
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