Sono state interdette per otto mesi le due infermiere trentenni sotto indagine perché avrebbero somministrato tranquillanti ai pazienti dell’ospedale di Lavagna (Genova) per potere dormire durante il turno di notte. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Matteo Buffoni.
Il pm Giuseppe Longo aveva chiesto gli arresti domiciliari per le due donne, entrambe accusate di sequestro di persona, abbandono di persona incapace, esercizio abusivo della professione e peculato. Secondo il giudice, le due infermiere usavano un vero e proprio “modus operandi” che andava avanti da mesi. Dalle indagini è emersa “una personalità incline alla violazione delle regole e alla sopraffazione dei soggetti fragili”, che potrebbe fare reiterare il reato se continuassero a esercitare al momento la professione.
L’inchiesta era partita dopo la segnalazione ai carabinieri da parte della direzione sanitaria. Alcuni medici avevano ricevuto esposti anonimi in cui venivano descritti i comportamenti delle due infermiere. Grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche erano emersi almeno quattro episodi. Ma non solo: le due infermiere avrebbero omesso di somministrare terapie salvavita, trattato male i pazienti e creato una chat dove si scambiavano le foto dei pazienti non puliti e non cambiati.
A maggio era scattato un blitz dei carabinieri in ospedale. I pazienti sottoposti ad analisi del sangue alla ricerca di tracce di benzodiazepine erano cinque. Secondo l’ipotesi investigativa, le due infermiere somministravano i tranquillanti alle persone più problematiche per non doverle gestire durante il turno di notte e poter così riposare.
Dopo le perquisizioni in ospedale e nelle abitazioni, dove erano stati trovati anche farmaci di provenienza illecita, i carabinieri avevano realizzato una sorta di censimento per ricostruire il numero dei pazienti potenzialmente narcotizzati, partendo dal presupposto che le due infermiere avevano lavorato una notte ogni quattro giorni da febbraio (quando è partita l’inchiesta) a maggio (il momento del blitz).
Nelle deposizioni le infermiere avevano ammesso qualche addebito, negandone invece altri. Di sicuro hanno negato di aver mai sedato i pazienti, ma per i giudici il quadro è “molto grave”. Al momento del blitz entrambe erano state sospese dai vertici dell’Asl 4 e si erano licenziate poco dopo. Tuttavia avevano trovato un nuovo impiego: una come amministratrice in una casa di riposo e l’altra come infermiera privata per un paziente tetraplegico. Una possibilità ora preclusa dalla giustizia: per otto mesi non potranno esercitare la professione.
Redazione Nurse Times
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