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Da staminali e piastrine ai nuovi gel biologici: impianti dentali più veloci con ricrescita naturale di osso e gengive

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Denti: allo studio farmaco che li fa ricrescere
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Fino a 5 mesi in meno di attesa per i denti fissi. Allo studio anche una miscela di frammenti purificati di DNA di pesci, tra cui trota e salmone, capace di migliorare la rigenerazione di osso e tessuti molli.  

Firenze – Fino a cinque mesi in meno di attesa per la formazione di nuovo osso andato perduto, abbattendo i tempi di guarigione, che in media vanno dai 4 ai 12 mesi, per inserire un impianto.

Ora è possibile sfruttando “fattori di crescita” presenti nelle cellule staminali ricavate dalla polpa dei denti estratti, nelle piastrine e in gel contenenti proteine e acido ialuronico. Questi fattori stimolano lo sviluppo naturale di nuovo tessuto osseo e gengivale del tutto simili a quelli circostanti nativi. Sono procedure rigenerative innovative che aprono orizzonti inimmaginabili fino a 10 anni fa. Queste sono state presentate oggi al congresso internazionale Osteology-SIdP, in corso a Firenze fino al 25 ottobre. L’evento è organizzato dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) e dalla Fondazione Osteology.

L’odontoiatria rigenerativa è in costante e rapida crescita. La spesa in Italia oggi si attesta su circa 92 milioni di euro l’anno e, entro 5 anni, si stima raggiungerà quasi 138 milioni. Questa espansione è guidata dalla crescente domanda di impianti dentali legata all’invecchiamento della popolazione con circa 10 milioni di interventi in Italia. Inoltre, c’è una crescente richiesta di procedure mininvasive e dai progressi della ricerca mai così avanzata.

La parodontite è una malattia molto diffusa nella popolazione adulta e, se non trattata, può portare al riassorbimento dell’osso e alla ritrazione della gengiva, con conseguente perdita dei denti.

Le terapie parodontali chirurgiche consentono di rigenerare i tessuti andati perduti grazie all’utilizzo di vari biomateriali che vengono posizionati all’interno di un’area di “difetto”. Questi biomateriali aiutano ad aumentare il volume o rigenerare la quantità di osso e gengiva persi, in genere per la sostituzione con un impianto di un dente mancante, a seguito di traumi o parodontite. – dichiara Francesco Cairo, presidente SIdP e Professore di Parodontologia dell’Università di Firenze –. Il materiale di innesto può essere prelevato dal paziente stesso oppure avere origine animale o sintetica, con evoluzioni sempre più biocompatibili e sicure per il paziente.

Gli interventi di rigenerazione si eseguono generalmente in ambito ambulatoriale e anestesia locale, con un decorso operatorio piuttosto semplice. 

Tuttavia, il processo di guarigione a livello osseo dura diversi mesi e, qualora la rigenerazione sia stata fatta al fine del successivo impianto, questo potrà essere posizionato dopo un periodo che va dai 4 ai 12 mesi– spiega -. Lo sviluppo di terapie rigenerative innovative ha portato oggi ad approcci mininvasivi che velocizzano la maturazione dell’innesto. Questo riduce i tempi di guarigione fino a 5 mesi, in base alla risposta individuale

LE NUOVE FRONTIERE DELL’ODONTOIATRIA RIGENERATIVA: DALLE CELLULE STAMINALI AL DNA DEI PESCI

La terapia con cellule staminali derivate dalla polpa dei denti estratti è tra i trattamenti più avanzati per rigenerare osso e gengive. Essa consente una ricrescita “naturale” dei tessuti con risultati clinici eccellenti e minore impiego di tessuto prelevato dal paziente stesso – osserva Cairo -. Anche le iniziative governative, tra cui l’ampliamento della copertura tramite il servizio sanitario nazionale e i finanziamenti per la ricerca su biomateriali, stanno sostenendo la crescita in questo campo”. 

“Un’altra promettente procedura rigenerativa e minimamente invasiva, altamente efficace – aggiunge-, è il trattamento con piastrine estratte dal plasma del paziente, di gravi riassorbimenti ossei. Questa tecnica impiega sostanze che stimolano le cellule residue attorno alla radice del dente e che si attivano a riformare i tessuti persi”.

Per favorire la rigenerazione degli innesti esistono anche nuove molecole.

Si tratta di gel contenenti proteine derivate dalla matrice dello smalto dentale e più recentemente da polinucleotidi e acido ialuronico, in grado di favorire la crescita combinando le loro proprietà. Da un lato l’acido ialuronico crea un ambiente idratato, attira fattori di crescita e ha un effetto antibatterico. Dall’altro, i nucleotidi favoriscono un ambiente trofico e protettivo per la riparazione e la crescita cellulare promuovendo una guarigione più rapida”, illustra Raffaele Cavalcanti, vicepresidente SIdP.

Diversi studi, soprattutto italiani e coreani, stanno infine esplorando l’azione rigenerativa ossea di un particolare polinucleotide, chiamato PDRN, derivato dal DNA purificato di pesci, tra cui trota e salmone. “Molti studi in vitro, su modelli animali e trial clinici hanno mostrato la capacità del PDRN di promuovere angiogenesi, ridurre l’infiammazione e stimolare la proliferazione dei fibroblasti. Se iniettato localmente in associazione a biomateriali, il PDRN è un promettente coadiuvante. Le prime prove cliniche sono incoraggianti ma ancora limitate. Serviranno ulteriori studi e follow-up a lungo termine per validarne l’efficacia”, evidenzia Cavalcanti.

DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE ALLA STAMPA 3D DENTALE: LA CURA DELLA BOCCA È SEMPRE PIÙ DIGITALE

Accanto alle innovazioni dei biomateriali, cresce il ricorso all’intelligenza artificiale, in grado di analizzare migliaia di immagini radiografiche. Essa identifica anomalie invisibili all’occhio umano e formula diagnosi personalizzate. “Oltre alla diagnosi, l’intelligenza artificiale consente di anticipare il rischio di complicanze. Assiste i chirurghi nella pianificazione degli interventi e nella selezione dei materiali più idonei. Riduce errori e migliora i risultati clinici. Tuttavia, nonostante l’avanzata dell’intelligenza artificiale, il ruolo dell’odontoiatra resta centrale nel giudizio clinico”, puntualizza Cairo.

Arriva dall’odontoiatra anche la stampa 3D dentale, tecnologia di avanguardia che facilita la produzione rapida e personalizzata di protesi, corone e ponti. Qui, si parte da una scansione digitale del cavo orale”, aggiunge Cavalcanti.

La chirurgia del futuro sarà quindi sempre meno invasiva e più biologica e digitale, riducendo il bisogno di materiali sintetici e accelerando i tempi di guarigione – conclude Cairo –. Le nuove tecniche rigenerative stanno diventando sempre più diffuse e richieste perché offrono migliori risultati con minore disagio. Le cliniche e gli studi odontoiatrici si stanno attrezzando per rendere i trattamenti rigenerativi il più ampiamente disponibili. Ciò trasforma l’odontoiatria rigenerativa in una parte essenziale dell’assistenza odontoiatrica”.

Redazione NurseTimes

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