Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma di Giovanni Zanini, segretario generale di Cisl Fp Verona.
C’è un pilastro di vetro che sorregge il nostro sistema di welfare. Invisibile, silenzioso, ma essenziale. In Italia sono 7 milioni i caregiver familiari e 1,5 milioni le badanti che ogni giorno si prendono cura degli anziani e delle persone fragili. Come in Italia, anche a Verona, se questo pilastro dovesse incrinarsi, il territorio scaligero collasserebbe. Eppure se ne parla troppo poco. L’offerta di residenzialità nelle varie Rsa a Verona risulta insufficiente e la domiciliarità è al collasso.
Per fortuna che esistono caregiver familiari e badanti. Secondo il ministero dell’Economia, un loro passo indietro costerebbe allo Stato almeno 17 miliardi solo per l’assistenza in Rsa. Ma il vero impatto sarebbe ben più ampio: servirebbero almeno 50 miliardi per sostituire il lavoro di cura che oggi viene svolto, spesso gratuitamente, da queste figure. E il rischio di un collasso non è teorico: è già in corso.
Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) fotografa una realtà allarmante:
- Il 41% dei caregiver sviluppa una malattia cronica legata allo stress psicofisico.
- Il 17% perde il lavoro.
- Il 46% vive con angoscia la difficoltà di conciliare assistenza e vita professionale.
- Uno su cinque vede incrinarsi la propria relazione di coppia.
Ansia, depressione, disturbi muscolo-scheletrici e cardiaci diventano compagni di vita. Il peso ricade soprattutto sulle donne tra i 45 e i 55 anni, spesso costrette a lasciare il lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla cura di un familiare non autosufficiente. Secondo l’Istat, queste donne prestano in media 7 ore al giorno di assistenza diretta e 11 di sorveglianza.
La dimensione sociale è evidente, ma quella demografica lo è ancora di più. L’Italia è il secondo Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone. Gli over 80 sono 4,5 milioni, il doppio rispetto a trent’anni fa. Gli ultracentenari sfiorano quota 22mila. E mentre la popolazione invecchia, il numero di famiglie capaci di prendersi cura dei propri anziani diminuisce: il 30,9% dei nuclei è composto da coppie senza figli; il 37,4% da single.
A differenza di Germania e Francia, dove esistono indennità e servizi strutturati per chi si prende cura dei famigliari fragili, in Italia il sostegno pubblico è frammentato, insufficiente, spesso limitato a bonus temporanei e assegni di accompagnamento che non coprono i costi reali. L’assistenza domiciliare integrata raggiunge appena il 6% degli over 65, per una media di 18 ore l’anno. Gli standard internazionali ne richiederebbero almeno 20.
Il risultato? Un esercito invisibile che si ammala e si impoverisce. Secondo il Cnel, il 58,4% delle donne caregiver ricorre ai congedi straordinari. Il 45% abbandona del tutto il lavoro. Il 53,5% di chi assiste un non autosufficiente dichiara un Isee inferiore a 9.000 euro.
Eppure è questo esercito che tiene in piedi un Paese longevo ma fragile. Senza rinforzi, anche il più volenteroso dei battaglioni è destinato a crollare. Servono investimenti, servizi, indennità strutturate e un riconoscimento sociale e politico del ruolo dei caregiver e delle badanti. Non possiamo più permetterci di ignorare il pilastro invisibile del nostro welfare
Redazione Nurse Times
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