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Trento, infermieri di triage potranno richiedere in autonomia radiografie per traumi minori. Il progetto sperimentale

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Pochi giorni fa la Giunta provinciale di Trento, su proposta dell’assessore alla Salute, Mario Tonina, ha approvato un progetto sperimentale per consentire ai professionisti del triage di richiedere in autonomia esami radiologici per traumi minori, nell’ambito di protocolli condivisi e validati scientificamente. Si tratta di un progetto in linea con le indicazioni del ministero della Salute che raccomandano l’adozione di percorsi rapidi, come fast track e see and treat, per la gestione delle prestazioni a bassa complessità.

L’iniziativa punta a una presa in carico più tempestiva e sicura dei pazienti, rendendo così l’organizzazione sanitaria più agile ed efficiente, ma anche a contrastare il sovraffollamento dei pronto soccorso e ad allargare le responsabilità degli infermieri, valorizzandone la professionalità. E potrebbe costituire un precedente e una best practice da estendere a livello nazionale.

I primi risultati saranno presentati al gruppo tecnico provinciale (di cui fanno parte gli Ordini provinciali dei medici e delle professioni infermieristiche) a sei mesi dall’avvio, e poi con cadenza semestrale. L’obiettivo è mettere a regime il progetto entro 24 mesi.

I dati sugli accessi ai pronto soccorso

Un’analisi dei dati del 2024 ha mostrato che, su 239.836 accessi ai pronto soccorso della provincia di Trento, una parte significativa era costituita da traumi minori. Nello specifico, si sono registrati 1.147 accessi con codice bianco, 15.658 con codice verde e 3.509 con codice azzurro per traumi potenzialmente gestibili con questo nuovo protocollo.

“L’obiettivo principale del progetto – spiega l’ente provinciale – è l’ottimizzazione dei flussi di accesso e presa in carico dei pazienti, migliorando l’efficienza gestionale del tempo sia per i professionisti che per gli utenti. Si punta a una riduzione del tempo medio di permanenza dei pazienti e del tempo di attesa tra il triage e la valutazione medica”.

La soddisfazione di Opi Trento

“Questa sperimentazione – sottolinea Daniel Pedrotti, presidente di Opi Trento – riconosce compe-tenze già esercitate dagli infermieri nella valutazione avanzata della persona e nella gestione clinico-assistenziale di situazioni complesse e a rapida evoluzione, potenziandole all’interno di un modello organizzativo innovativo. È un progetto che potrà generare benefici concreti: per i pazienti, in termini di tempi di attesa, mantenendo sicurezza e qualità dell’assistenza; per il sistema sanitario, attraverso un utilizzo efficiente delle risorse; per la professione infermieristica, che vede riconosciuta e ampliata la propria responsabilità clinica”.

Opi Trento, avvalendosi anche del contributo di colleghi esperti nell’area emergenza-urgenza, ha partecipato attivamente al gruppo tecnico che ha elaborato il progetto, in sinergia con l’assessorato alla Salute, politiche sociali e cooperazione, con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari e con l’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri.

La contrarietà del sindacato SNR

Il sindacato dell’area radiologica SNR, invece, non ci sta: “Ancora una volta l’ansia da prestazione delle aziende sanitarie e il bisogno di consenso politico si risolvono agitando lo spauracchio dei tempi di attesa e trovando soluzioni fantasiose ma fuori legge, che lungi dal risolvere i problemi che affliggono il nostro Servizio sanitario nazionale, creano confusione di ruoli, inappropriatezza e l’esposizione non correttamente giustificata dei pazienti a radiazioni ionizzanti”.

E ancora: “L’articolo 159 del Decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101, stabilisce le responsabilità e le procedure per le esposizioni mediche a radiazioni ionizzanti, confermando la responsabilità clinica del medico specialista e la responsabilità pratica del tecnico sanitario di radiologia medica o dell’infermiere, ciascuno secondo le proprie competenze. Il comma 1 disciplina le esposizioni di cui all’articolo 156, le quali sono effettuate sotto la responsabilità clinica del medico specialista, su richiesta motivata del medico prescrivente, mentre il comma 2 definisce l’attività di refertazione, che è esclusiva del medico specialista in radiodiagnostica o medicina nucleare”. 

Conclude il sindacato: “Non ce ne vogliano i colleghi infermieri, dei quali apprezziamo tutti i giorni in corsia l’abnegazione e la crescente preparazione, ma rivendichiamo con forza e a tutela della sicurezza delle cure (Legge 219/2017 – “Consenso informato e DAT”) la responsabilità per il medico (non solo medico radiologo) di prescrivere ciò che è veramente necessario per il paziente e di interpretare il referto. Fa parte dei nostri doveri. Così come la lotta all’inappropriatezza è il nostro contributo per contrastare il declino di un sistema sanitario in sofferenza, ma ancora eccellente”.

Redazione Nurse Times

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