Di seguito una lettera a firma di Angelo Minghetti e Antonio Squarcella (segreteria nazionale e generale SHC), indirizzata al ministro della salute e alle forze politiche.
La scrivente SHC OSS, preso atto dello schema di disegno di legge recante “Delega al Governo in materia di professioni sanitarie e disposizioni relative alla responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”, esprime forte preoccupazione per i contenuti e le omissioni che emergono dal testo.
Il provvedimento si configura come una riforma organica del Servizio sanitario nazionale, con l’obiettivo dichiarato di rafforzarne l’attrattività, ridurre la carenza di personale, valorizzare le competenze e aggiornare il quadro delle responsabilità professionali. Tuttavia, nella sua formulazione attuale, concentra l’attenzione unicamente su medici, infermieri, biologi, odontoiatri, chimici e altre professioni tutelate da ordini professionali, dimenticando figure altrettanto fondamentali per il funzionamento quotidiano del Ssn.
La politica, pur essendo consapevole che la professione (oss) rappresenta da anni l’ossatura silenziosa di reparti, Rsa e assistenza domiciliare, garantendo le cure di base e la prossimità al paziente, e pur avendo approvato un’indagine conoscitiva sul riordino delle professioni sanitarie che richiamava anche l’operatore socio-sanitario, cancella di fatto questa figura dal dibattito nazionale, condannandola a una condizione di precarietà e ambiguità professionale. Le puericultrici, professione sanitaria storica dedicata all’assistenza neonatale e pediatrica, vengono nuovamente dimenticate, nonostante il ruolo che potrebbero svolgere in un contesto di denatalità e fragilità infantile.
Anche la figura dell’assistente infermiere risulta dimenticata dal ddl sulle professioni sanitarie. Secondo le intenzioni del governo, essa dovrebbe essere chiamata a svolgere compiti complessi e tecnici, intervenendo per correggere problemi assistenziali in assenza dell’infermiere e garantendo un livello qualificato di assistenza lungo il percorso terapeutico, pur restando la responsabilità della valutazione clinica in capo all’infermiere. Tuttavia la formazione prevista per questa figura è giudicata di qualità insufficiente e, nonostante il ruolo delicato che le viene attribuito, l’assistente infermiere viene di fatto escluso da ogni principio di riconoscimento e valorizzazione professionale.
Questa esclusione è grave e inaccettabile: si tratta di un principio errato e discriminante. L’oss, l’assistente infermiere e la puericultrice costituiscono una parte essenziale della rete assistenziale, garantendo cure di base, supporto operativo e prossimità al paziente, spesso assumendo in concreto una quota rilevante delle attività di natura sanitaria-assistenziale. Eppure vengono lasciati nell’ombra, privi di riconoscimento formale, senza adeguata tutela giuridica e assicurativa, esclusi da percorsi di carriera e da un chiaro inquadramento professionale.
Il disegno di legge concentra l’attenzione su misure di attrattività, semplificazione delle attività, valorizzazione delle competenze, formazione specialistica, utilizzo dell’intelligenza artificiale e ridefinizione degli ordini professionali. Si tratta di interventi necessari ma parziali, che rischiano di rafforzare esclusivamente alcune categorie professionali, senza affrontare le criticità strutturali del sistema.
Così impostato, il provvedimento compromette non solo la dignità lavorativa degli operatori, ma anche la sicurezza dei pazienti. Il rischio è duplice: da un lato lavoratori esposti senza protezione legale in caso di errori o contenziosi; dall’altro pazienti assistiti da figure essenziali, ma non correttamente inquadrate e tutelate. In questo modo si mina la stessa tenuta del Servizio sanitario nazionale, già gravato da carenze strutturali e da una crescente fuga di professionisti.
La scelta di privilegiare solo le professioni dotate di ordine professionale, lasciando invisibili altre categorie, delinea un sistema sanitario a due velocità, in cui alcuni operatori vengono pienamente riconosciuti e tutelati, mentre altri, pur indispensabili, vengono relegati a ruoli marginali e sottopagati, a causa di un impianto normativo ormai obsoleto e inadeguato.
Per queste ragioni si chiede al ministro della Salute e alle forze politiche di Governo e di opposizione di prevedere:
- il pieno riconoscimento giuridico e professionale degli oss e delle puericultrici;
- l’inserimento di tali figure in un sistema nazionale di certificazione delle competenze che ne valorizzi l’esperienza e il ruolo;
- l’attivazione di percorsi di carriera e formazione che consentano evoluzioni professionali e non condannino questi lavoratori a un blocco permanente;
- la garanzia di tutele contrattuali e assicurative adeguate, in linea con le mansioni effettivamente svolte;
- la revisione dell’assistente infermiere;
- l’istituzione di un registro nazionale sotto forma di collegio professionale.
Il Servizio sanitario nazionale non può reggersi solo sul riconoscimento di alcune professioni, ma deve valorizzare e proteggere l’insieme di tutti gli operatori che ne assicurano la vita quotidiana. Escludere oss, assistenti infermieri e puericultrici da questa riforma significa tradire la missione pubblica del Ssn, negare diritti a migliaia di lavoratori e compromettere la qualità delle cure per milioni di cittadini.
La scrivente sollecita pertanto Parlamento e Governo ad adottare correttivi necessari per una riforma realmente inclusiva, equa e rispettosa del contributo di tutti i professionisti della sanità. Nessuna riforma delle professioni sanitarie può dirsi completa ed equa se esclude chi ogni giorno regge il peso dell’assistenza, della prossimità e della cura quotidiana. La politica è quindi chiamata ad assumersi la responsabilità di fornire risposte concrete e immediate a chi da troppo tempo viene lasciato nell’ombra.
Redazione Nurse Times
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