Con la sentenza n. 115, depositata il 21 luglio 2025, la Corte Costituzionale ha stabilito che, anche all’interno di una coppia omogenitoriale femminile, la madre intenzionale – ossia la donna che non ha partorito, ma è inserita come genitore nei registri di stato civile – ha diritto al congedo di paternità obbligatorio previsto dall’art. 27-bis del D.lgs. 151/2001.
Con tale decisione la Corte Costituzionale segna un importante passo avanti nella tutela dei diritti delle famiglie omogenitoriali, sanando una discriminazione normativa – ora dichiarata incostituzionale – che escludeva una parte delle genitorialità riconosciute dalla società e dalla prassi.
Nel dispositivo i giudici affermano che “è ben possibile identificare nelle coppie omogenitoriali femminili una figura equiparabile a quella paterna”, e che la distinzione tra madre biologica e madre intenzionale rispecchia la realtà di cura e responsabilità condivisa verso il neonato
Cosa cambia dal 24 luglio 2025
Con il messaggio n. 2450 del 7 agosto 2025 l’Inps ha recepito formalmente la sentenza, chiarendo che:
- il congedo obbligatorio di 10 giorni lavorativi (20 in caso di parto plurimo) è riconosciuto anche alla madre intenzionale;
- per madre intenzionale si intende la donna che non ha partorito, ma che risulta genitore dallo stato civile o da provvedimento di adozione, affidamento o collocamento;
- il congedo deve essere comunicato al datore di lavoro, che anticipa l’indennità Inps, salvo i casi in cui ciò non sia previsto: in quel caso la lavoratrice presenta domanda direttamente all’Istituto.
Il diritto al congedo scatta dal 24 luglio 2025, giorno successivo alla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale.
Pari dignità genitoriale: un principio che si rafforza
La sentenza rafforza il principio per cui la genitorialità non può essere definita solo in termini biologici. La Corte Costituzionale riconosce che, al pari del padre in una coppia eterosessuale, la madre intenzionale svolge un ruolo centrale e insostituibile nella cura del figlio. Negare l’accesso agli strumenti di tutela lavorativa e familiare si traduceva quindi in una disparità ingiustificata.
Impatti operativi e sviluppi futuri
La pronuncia della Corte Costituzionale ha efficacia diretta e non necessita di interventi normativi per essere applicata. Tuttavia è probabile che in Parlamento si aprano discussioni per aggiornare formalmente il Testo Unico sulla maternità e paternità, eliminando ogni ambiguità residua.
Inoltre questa decisione potrebbe fare da apripista per ulteriori riconoscimenti a tutela dei diritti delle famiglie omogenitoriali. Anche in settori ancora poco normati, come l’accesso alla genitorialità in caso di PMA all’estero.
Redazione Nurse Times
Fonte: Nursind
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