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Lo sfogo di un disabile rimasto senza servizio oss: “Costretto a elemosinare un diritto che dovrebbe essere garantito dallo Stato”

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Si chiama Giampaolo Gatti, è un disabile motorio affetto da spina bifida e da oltre un mese si ritrova senza assistenza domiciliare perché il servizio oss, garantito per anni attraverso il programma HCP (Home Care Premium), è stato interrotto improvvisamente.

Costretto su una sedia a rotelle, vive a San Salvo (Chieti) e ha deciso di denunciare quanto gli sta accadendo alla redazione della testata Zonalocale.it. Lo ha fatto, spiega, come extrema ratio, “dopo aver già inviato diverse Pec sia alla sede nazionale che regionale dell’Inps sia al Comune di Vasto, che è capofila del bando HCP, un servizio che da circa dieci anni mi mette a disposizione un’operatrice socio-sanitaria (oss), la quale viene a casa ad aiutarmi per l’igiene personale”.

Quindi il signor Gatti entra nel dettaglio: “La mia è una denuncia per un grave disservizio: dal 30 giugno scorso, come altri migliaia di disabili, mi sono ritrovato dall’oggi al domani senza servizio oss. Un servizio per me essenziale, perché i miei genitori, ormai anziani, non riescono più a occuparsi pienamente di me. Trovo inconcepibile, quasi al limite della fantascienza, che a tutt’oggi la piattaforma per effettuare la scelta dell’oss sia bloccata. Non ne conosco il motivo, e francamente nemmeno mi interessa, Ciò che conta è che il servizio non è più attivo, lasciando nel disagio tante persone fragili”.

E ancora: “Si parla tanto di welfare, di ‘dopo di noi’, ma sono solo parole, chiacchiere che stanno a zero. Siamo un paese – rigorosamente con la minuscola – pieno di belle intenzioni, ma privo di fatti concreti. È squallido che una persona che già combatte ogni giorno con i propri problemi debba arrivare a scrivere una lettera come questa, quasi a elemosinare un diritto che invece dovrebbe essere garantito dallo Stato”.

Sempre il signor gatti: “Un Paese degno di questo nome dovrebbe occuparsi delle necessità di ogni cittadino, dal ricco al povero. Ma nella realtà non è affatto così. Un Paese degno di questo nome non dovrebbe mettere in difficoltà le famiglie che, pur tra mille difficoltà, cercano di non far mancare nulla ai propri cari. Un Paese degno di questo nome dovrebbe scusarsi con le migliaia di uomini e donne a cui ha arrecato danno, anziché lasciarli alla deriva, senza risposte. Questo non è welfare. Questo io lo chiamo menefreghismo”.

Infine l’appello “affinché chi di dovere si metta una mano sulla coscienza e ripristini in modo definitivo questo servizio. Un servizio che nelle intenzioni è lodevole, ma troppo spesso non risponde pienamente ai bisogni di chi dovrebbe tutelare, ossia noi disabili e le nostre famiglie”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Zonalocale.it

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