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Infermieri in fuga: persi 14.000 € di potere d’acquisto dal 1990 a oggi

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Stipendio medici: Italia al 23esimo posto tra i 50 Paesi analizzati da uno studio di N26
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Rapporto Gimbe e sindacato Nursind rivelano una gravissima emorragia: ogni anno l’Italia perde più di 10.000 infermieri

Secondo l’ultimo rapporto Gimbe, l’Italia perde ogni anno circa 10.000 infermieri, con evidenti ricadute sull’assistenza sanitaria e sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Intanto, il sindacato Nursind denuncia una perdita cumulata di circa 14.000 € di potere d’acquisto dal 1990 a oggi, a causa della mancata rivalutazione salariale rispetto all’inflazione.

1. Crisi numerica: fuga e pensionamenti
  • Il rapporto Gimbe stima una perdita di oltre 10.000 infermieri l’anno tra abbandoni, pensionamenti e cancellazioni dall’Albo.
  • Un infermiere ogni sei lavora fuori dal SSN, 1 su 4 è prossimo alla pensione.
  • Tra il triennio 2020‑2022, 16.192 infermieri hanno lasciato il SSN (6.651 solo nel 2022). Nello stesso periodo, la cancellazione dall’Albo ha riguardato 42.713 professionisti, con 10.230 solo nel 2024.
2. Stipendi reali sotto zero: la perdita di potere d’acquisto

Il sindacato Nursind spiega che confrontando lo stipendio attuale rivalutato secondo il tasso ISTAT con quello tabellare emanato dal DPR 384/90, emerge una perdita del potere d’acquisto tra 13.000 e 14.000 € per ogni infermiere dal 1990 ad oggi.

Il contratto nazionale e le indennità non sono aggiornati: mediamente lo stipendio rimane fermo a circa 32.000 € lordi, mentre l’inflazione reale continua a eroderne il valore.

3. Posizione internazionale svantaggiosa
  • Nel 2022 l’Italia contava 6,5 infermieri per 1.000 abitanti, contro la media OCSE di 9,8 e quella europea di 9. Peggiore solo di Spagna, Polonia, Ungheria e Grecia.
  • La retribuzione annua lorda, a parità di potere d’acquisto, era di circa 48.931 USD, circa 44.542 € (tasso medio 2025: 1 USD = 0,91 €), risultando 8.611 € inferiore alla media OCSE.
4. Formazione carente e ricambio generazionale
  • Nel 2022 i neolaureati infermieri erano solo 16,4 ogni 100.000 abitanti, contro la media OCSE di 44,9.
  • Il rapporto domande/posti nei corsi di laurea in Scienze infermieristiche è sceso da 1,6 (pre-pandemia) a 1,04 nell’anno accademico 2024‑2025: candidati appena sufficienti a coprire i posti disponibili.
5. Le richieste di Nursind

Il sindacato infermieristico propone:

  • Operare un rinnovo contrattuale adeguato all’inflazione;
  • Riconoscere la professione come lavoro usurante;
  • Riorganizzare l’inquadramento professionale, riempiendo l’area di elevata qualificazione attualmente vuota per valorizzare merito e ruolo degli infermieri laureati.
6. Impatti sul SSN e sul PNRR

La diminuzione del personale compromette l’accesso equo alle cure per le fasce più fragili, in particolare anziani e cronici.

Senza un piano straordinario di potenziamento infermieristico, gli investimenti del PNRR destinati all’assistenza territoriale rischiano di non concretizzarsi.

Secondo stime Agenas, per garantire il funzionamento di Case di Comunità e servizi domiciliari saranno necessari tra 20.000 e 27.000 Infermieri di Famiglia/Comunità.

La professione infermieristica in Italia è al centro di una crisi strutturale: perdita di potere d’acquisto, stipendi stagnanti, carenza di personale e fuga professionale. Per invertire la rotta servono riequilibrio economico, carriera, adeguamenti contrattuali e investimenti sui giovani. E su questa svolta un ruolo decisivo lo hanno sindacati e ordine professionale (Fnopi): ad oggi nessuno di questi ha inciso positivamente sulle sorti dell’infermieristica. Ma…. non è mai troppo tardi!!

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