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Liguria, mancano 800 infermieri. Gagliano (Opi Genova): “Si deve investire nel personale”

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In Liguria mancano 800 infermieri e l’università ne laurea non più di 280 all’anno. Sebbene sia la regione con la più alta densità di infermieri in Italia (circa 7,01 ogni 1.000 abitanti, contro una media Ocse di 9,8), la carenza di personale rischia di mandare in tilt il sistema sanitario locale. Anche in vista dell’attivazione delle strutture previste dalla riforma delle cure territoriali (case della comunità ospedali di comunità), che richiederanno ancora più personale qualificato. A lanciare l’allarme è Carmelo Gagliano (foto), presidente di Opi Genova, intervistato da Primocanale.

La carenza di infermieri in Liguria, come in tutta Italia, dipende da diversi fattori: l’età media elevata degli operatori (oltre il 27% ha più di 55 anni), il numero crescente di pensionamenti, stipendi inferiori rispetto alla media europea (circa 48.931 dollari annui, contro i 58.394 della media Ocse) e una ridotta attrattività dei corsi di laurea in infermieristica. Nel 2024-2025, infatti, la domanda di iscrizione ai corsi ha quasi eguagliato l’offerta, segno di un calo di interesse verso questa professione.

“Il problema nasce dalla transizione demografica in Italia – spiega Gagliano -. Significa che ogni anno nascono meno bambini. Noi ci dobbiamo confrontare con una diminuzione di giovani. Il 78% degli infermieri sono donne, quindi bisogna stare attenti nell’organizzazione dei servizi a questa presenza femminile, una componente fondamentale della forza lavoro sanitaria, che però è anche vittima di un fenomeno spesso sottostimato: la violenza sul lavoro. In Liguria si registrano circa 850 episodi di violenza contro gli infermieri ogni anno. Alcuni subiscono anche quattro-cinque aggressioni nel corso di un anno. Le misure adottate sembrano dare qualche risultato, ma la strada è ancora lunga”.

E la strada del reclutamento all’estero appare poco praticabile: “Non si trovano infermieri nemmeno all’estero, perché la carenza è mondiale. In alcuni Paesi c’è maggiore disponibilità a trasferirsi in Italia, ma i numeri non sono sufficienti”. La soluzione, secondo Gagliano, passa allora da un investimento serio sulle risorse interne: “Si deve investire sui colleghi, aumentando il contratto e pagando di più chi studia di più. E poi si deve offrire la libera professione a chi vuole lavorare in autonomia come infermiere, perché è capace e ha competenze”.

Redazione Nurse Times

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