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Meloni nomina Sbarra (ex CISL) sottosegretario: intreccio politico/sindacale che suscita perplessità

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La scelta della premier accentua la vicinanza tra sindacato e governo e solleva dubbi sul futuro dei lavoratori sanitari dopo un contratto economico svantaggioso per infermieri, oss e professionisti sanitari. Un intreccio politico-sindacale che suscita perplessità

Tra le ultime news, spicca la decisione di Giorgia Meloni di affidare la delega per il Mezzogiorno a Luigi Sbarra, 65 anni, ex segretario generale della CISL. Una nomina che è già al centro di critiche per la crescente vicinanza tra esecutivo e sindacato, messa in luce dalle scelte recenti “accomodanti” sulle trattative del contratto collettivo nazionale (CCNL) del comparto sanità.

Finora la competenza sul Sud era stata gestita dalla premier in prima persona dopo la partenza di Raffaele Fitto, oggi commissario europeo. Con l’ingresso di Sbarra, Meloni sceglie un profilo indipendente, non iscritto a partiti, ma di fatto molto vicino alle dinamiche del governo grazie al suo lungo percorso alla guida della CISL. Questa scelta, però, lascia aperti interrogativi sul rispetto dell’autonomia sindacale e sull’effettiva difesa degli interessi dei lavoratori.

Il contratto sanità: un accordo al ribasso

Recentemente la CISL, insieme a Fials e Nursind, si è detta disponibile a firmare il CCNL 2022-2024 del comparto sanità, che interessa infermieri, OSS e professionisti sanitari. Tuttavia, numerosi esperti di contrattualistica e addetti ai lavori hanno definito l’intesa “economicamente svantaggiosa”, denunciando aumenti salariali ben al di sotto dell’inflazione e mancati riconoscimenti professionali.

Il rinnovo del contratto non copre neanche il costo reale della vita per migliaia di operatori sanitari, già provati da continui turni massacranti, sottolineano i sindacalisti critici di altre sigle, che parlano di un “regalo” al governo in chiave elettorale.

La nomina di Sbarra al governo, secondo le opposizioni, alimenta il sospetto che l’ex segretario abbia privilegiato il dialogo con Palazzo Chigi più che la tutela dei lavoratori, trasformando la CISL in un alleato “di convenienza” dell’esecutivo.

L’ingresso di ex sindacalisti in ruoli politicamente rilevanti – come nel caso di Luigi Sbarra – solleva diverse riflessioni critiche e opportunistiche.

Vantaggi
  • Competenza nella rappresentanza e nella trattativa: I sindacalisti hanno esperienza consolidata nel dialogo istituzionale e nella negoziazione. Possono portare concretezza nella definizione di politiche per il lavoro e i diritti, specie a livello territoriale.
  • Legittimità sociale: La loro storia nei movimenti di base conferisce credibilità. In paesi con alta densità sindacale, questa radicazione favorisce l’appoggio popolare e politiche inclusive.
Rischi e criticità
  • Conflitti di interesse: Il passaggio dal sindacato al governo può minare l’indipendenza e la capacità di tutela dei lavoratori, trasformando sindacalisti in “alleati di convenienza” della politica.
  • Perdita di accountability verso i lavoratori: Spesso i leader sindacali hanno priorità politiche divergenti dai bisogni immediati dei lavoratori; ciò può ridurre la fiducia nella loro azione.
  • Estinzione della voce sindacale autentica: Validi leader disponibili politicamente possono stagnare la mobilitazione autonoma, riducendo il peso critico del sindacato.
Caso italiano: epurazioni e aspettative tradite
  • Esempi storici: Guglielmo Epifani – ex segretario della CGIL – divenne deputato PD, ma la sua scelta pro‑Jobs Act suscitò accuse di incoerenza e di tradimento degli interessi sindacali.
  • Elezioni di continuità o discontinuità: Mentre in certi contesti l’ingresso di un ex leader sindacale può rafforzare riforme (es. politiche per il lavoro, welfare), in altri – come nel caso CISL‑Meloni–Sbarra – emerge una percezione di circuito chiuso, senza reale rottura delle logiche di potere.
Redazione NurseTimes

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