“L’infermiere previene, rileva e documenta il dolore della persona assistita durante il percorso di cura. Si adopera per la gestione del dolore e dei sintomi a esso correlati, applicando le linee guida, le raccomandazioni e buone pratiche clinico-assistenziali, nel rispetto delle volontà della persona stessa”. Nell’articolo 25 del Codice deontologico delle professioni infermieristiche, il cui aggiornamento è stato pubblicato a marzo 2025, c’è il ruolo svolto, dal punto di vista etico e valoriale, dagli infermieri nell’assistenza di persone convivono con una patologia inguaribile ad alta complessità assistenziale e hanno bisogno di cure palliative, ovvero interventi clinici, assistenziali, psicologici e spirituali volti a migliorarne la qualità di vita.
Il 25 maggio, con più di 200 eventi in tutta Italia, ricorre la XXIV edizione della Giornata del Sollievo, istituita nel 2001, su proposta del professor Umberto Veronesi e della Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti onlus. Il messaggio di questa Giornata è che il diritto al sollievo è un dovere e che curare per guarire è spesso possibile, prendersi cura per il sollievo è sempre possibile.
L’articolo 26 del Codice deontologico delle professioni infermieristiche entra ulteriormente nel dettaglio, sottolineando come l’infermiere garantisca “la cura fino al termine della vita della persona assistita. L’infermiere riconosce l’importanza della pianificazione e attuazione dell’assistenza attraverso il modello delle cure palliative per il sollievo nelle dimensioni fisiche, psicologiche, relazionali, spirituali e ambientali. Riconosce, promuove e sostiene il valore della pianificazione condivisa delle cure. L’infermiere si prende cura dei familiari e delle persone di riferimento della persona assistita nell’evoluzione finale della malattia, nel momento della perdita e nella fase di elaborazione del lutto”.
In Italia le persone che hanno bisogno di cure palliative sono circa 550mila: più di 30mila sono minori. Tra i 180 e i 200mila manifestano bisogni complessi, quindi la necessità di una presa in carico globale. Il ministero della Salute, nei suoi report, certifica che ogni persona assistita nel proprio domicilio ha mediamente 24 ore di assistenza. Di queste, 17 sono svolte da infermieri, dando una chiara indicazione del coinvolgimento della professione infermieristica. Ad oggi sono circa 1.500 gli infermieri impegnati nelle cure palliative, ma ne servirebbero il triplo. L’infermiere, infatti, è nella maggior parte dei casi la figura più vicina all’assistito e ai familiari in ogni ora del giorno.
“Uno dei motti della nostra professione – dichiara Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi – è che nessuno resti solo. In Italia abbiamo un’esperienza molto rilevante di un hospice a conduzione infermieristica: questo potrebbe essere un altro elemento di sviluppo della nostra professione. La propensione a prenderci cura dell’altro e a organizzare piani di cura integrati e multidisciplinari potrebbe essere un elemento che il Paese dovrebbe valorizzare”.
Redazione Nurse Times
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