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Nursind Vicenza: “Sempre più grave la carenza di infermieri”

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Carenza di infermieri in Ulss 8 Berica, come invertire la rotta? Le riflessioni di Nursind Vicenza
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“Da qui al 2029 una carenza di ameno 3mila infermieri, che potrebbe portare alla chiusura di tre ospedali spoke, con 350 posti letto per struttura”. A lanciare l’allarme è Nursind Vicenza.

“Se è vero com’è vero che l’Italia è uno dei Paesi con meno posti letto di Europa per numero di abitanti, è altrettanto palese che manca la funzione alternativa da parte del territorio – sottolinea il segretario Andrea Gregori (foto) –. E questo sta portando al collasso organizzativo le strutture ospedaliere, con un problema enorme da parte dei professionisti che all’interno vi lavorano”.

Sempre il segretario di Nursind Vicenza: “Parte della disaffezione e dell’abbandono della professione dipende soprattutto da questo. Basti pensare che nel 2022 la media europea era di 516 posti letto ogni 100mila abitanti, mentre l’Italia ne aveva 308 per 100mila abitanti. L’errore di programmazione e visione politica è evidente e il risultato è devastante per i lavoratori del settore. Nel 2025 la sfida del sistema sarà il territorio, con la riforma prevista dal Pnrr che dovrà essere attuata, pena la restituzione dei fondi messi a disposizione dall’Europa”.

E ancora: “In Veneto c’è da registrare un dato allarmante sulla carenza, stimata da qui al 2029 di infermieri. Nella migliore delle ipotesi si parla di una carenza di circa 3mila unità e nella peggiore di 8/9mila unità. Se i dati saranno confermati, nel corso degli anni si rischia la chiusura di almeno tre ospedali spoke con 350 posti letto per struttura”.

La paventata ipotesi di assumere infermieri dall’India per far fronte a questo fenomeno, a parere di Nursind Veneto, presenta criticità importanti rispetto alla competitività che altri Paesi europei possono garantire sotto l’aspetto retributivo e di sostegno al welfare, che rendono più attrattiva la loro offerta.

Un aspetto positivo, invece, riguarda l’incremento dei fondi contrattuali da parte della Regione Veneto per gli anni 2024-2025-2026, con un ammontare di 150.000.000 di euro da suddividere tra le aziende sanitarie. “Questa è un’iniziativa concreta per rispondere alle esigenze salariali di professionisti sanitari, che sono tra i meno retribuiti a livello europeo – sottolinea Nursind Veneto –. Crediamo che questa iniziativa vada nella giusta direzione, se accompagnata anche a misure di welfare per facilitare l’attrattività verso il nostro territorio”.

Sulle polizze integrative sanitarie Nursind avanza delle perplessità: “Non va, a nostro modesto avviso, nella giusta direzione la proposta di polizze integrative sanitarie agganciate all’autonomia differenziata, dove si prevede un modello che va ulteriormente a indebolire la sanità pubblica, in favore di un sistema privato guidato e gestito da gruppi economici e finanziari. Nursind sarà sempre contrario a un sistema che non sia universalistico, in cui le cure siano garantite a tutti i cittadini senza differenze”.

E il Contratto collettivo nazionale? Pareva essere all’orizzonte, ma è ancora un miraggio. Dopo dieci incontri con la controparte negoziale, infatti, non si è ancora giunti a un accordo con le sigle sindacali. Commenta Gregori: “Da una parte le risorse stanziate dalle precedenti Leggi di Bilancio coprono a malapena un terzo dell’inflazione reale, dall’altra la parte normativa che dovrebbe favorire un maggior benessere lavorativo fatica a decollare. Stiamo cercando un dialogo che tenga in equilibrio tutte le componenti contrattuali e ci attendiamo un cambio di passo nelle prossime trattative, che si terranno il 13/14 gennaio”.

Segnali positivi arrivano dall’ultima Legge di Bilancio, ma per gli effetti concreti bisognerà attendere il 2026. Un risultato sicuramente immediato per il 2025 è la detassazione al 5% dello straordinario, che avrà un impatto positivo sulle ore lavorate in reperibilità e in quelle lavorate per le assenze improvvise. L’indennità per specificità infermieristica rimane sostanzialmente al palo per il 2025, con 35.000.000 di euro stanziati, da incrementare significativamente nel 2026 con ulteriori 285.000.000 di euro.

Appare più redditizio, invece, l’incremento per i lavoratori dei pronto soccorso: previsto un finanziamento di 35.000.000 di euro per il 2025 e di altri 35.000.000 di euro per il 2026. Anche in questo ultimo finanziamento giocano un ruolo chiave le Regioni per le erogazioni in tempi rapidi, tenendo conto che il Veneto nel precedente accordo ha fatto la sua parte, essendo tra le Regioni che ha riconosciuto quanto dovuto in busta paga ai dipendenti.

Redazione Nurse Times

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