Cronaca nera e senza dubbio preoccupante dal punto di vista socio-sanitario a seguito dei decessi di donne gravide avvenute in questi giorni. Tutti di donne che stavano conducendo un periodo gestazionale normale.
“OMISSIS….., 30 anni,avrebbe dovuto partorire la sua bimba tra due settimane: è morta ….OMISSIS…. con il feto che portava in grembo. Secondo una prima ipotesi, la morte sarebbe stata provocata dal distacco totale della placenta e una conseguente emorragia. La donna, all’ottavo mese di gravidanza e residente in città, si è presentata al pronto soccorso ostetrico-ginecologico alle 21 di mercoledì sera. I sintomi: febbre alta e gastroenterite”.
In una nota del 15 Novembre 2015 l’I.S.S. (Istituto Superiore della Sanità) presentava “L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ PRESENTA IL RAPPORTO GLOBALE SULLA MORTALITÀ MATERNA” elencando diversi punti di e spunti di riflessione per ottimizzare l’assistenza alla gestante e al nascituro:
- Ogni giorno, circa 830 donne muoiono per cause prevenibili legate alla gravidanza e al parto;
- Il 99% di tutte le morti materne avviene nei paesi in via di sviluppo;
- Il tasso di mortalità materna è più elevato nelle donne che vivono in zone rurali e tra le comunità più povere;
- Le ragazze adolescenti in gravidanza corrono un rischio più elevato di insorgenza di complicanze e morte rispetto alle altre donne;
- Le cure specialistiche prima, durante e dopo il parto possono salvare la vita delle donne e dei neonati;
- Tra il 1990 e il 2015, la mortalità materna in tutto il mondo è scesa di circa il 44%;
- Tra il 2016 e il 2030, nel quadro dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, l’obiettivo è la riduzione del rapporto globale di mortalità materna a meno di 70 ogni 100.000 nascite.
Il tasso di mortalità materna è ancora inaccettabilmente troppo alto. Nel mondo, ogni giorno, circa 830 donne muoiono per complicazioni durante la gravidanza o il parto; solo nel 2015 si stima che ne siano morte 303 mila. Quasi tutte queste morti si sono verificate in ambienti con scarse risorse e, la maggior parte, avrebbero potuto essere evitate.
Doveroso, che, a seguito dei numerosi eventi verificatesi in questi ultimi giorni, cercare di fare chiarezza, in maniera del tutto esemplificativa, delle cause di morte fetale e/o materna, per sensibilizzare i lettori ad una attenta analisi della questione e sviluppare una concreta attitudine critica ai fatti.
Le donne muoiono a causa di complicazioni durante e dopo la gravidanza e il parto. La maggior parte di queste complicanze si sviluppano durante la gravidanza e la maggior parte sono prevenibili o curabili. Possono esistere patologie prima della gravidanza che provocano complicazioni e che possono peggiorano durante la gravidanza, soprattutto se non gestite come parte della cura della donna. Le principali complicanze responsabili per quasi il 75% di tutte le morti materne sono:
- grave sanguinamento (per lo più emorragie dopo il parto);
- infezioni (di solito dopo il parto);
- pressione sanguigna alta durante la gravidanza (pre-eclampsia e eclampsia);
- complicazioni da parto;
- aborti a rischio.
Il resto sono causati da o associata a malattie come la malaria e l’AIDS durante la gravidanza.
In metanalisi di studi di coorte il fumo materno risulta associato a un aumentato rischio di mortalità perinatale, morte improvvisa del lattante, distacco placentare, rottura prematura delle membrane, gravidanza ectopica, placenta previa, parto pretermine aborto spontaneo, basso peso alla nascita, sviluppo di labio-palatoschisi nel bambino.
L’elevato numero di morti materne in alcune aree del mondo riflette le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari e mette in evidenza il divario tra ricchi e poveri. Quasi tutte le morti materne (99%) si verificano nei Paesi in via di sviluppo. Più della metà di queste morti si verificano in Africa sub-sahariana e quasi un terzo in Asia meridionale. E in più della metà dei casi avvengono in contesti deboli e di emergenza umanitaria. Nel 2015, il tasso di mortalità materna nei paesi in via di sviluppo è 239 ogni 100 mila nascite, rispetto a 12 ogni 100 mila nascite dei paesi sviluppati.
Per l’Italia, il Gruppo Inter-agenzia per la Stima della Mortalità Materna (MMEIG) ha stimato un tasso pari a 4 decessi ogni 100 mila nati vivi, utilizzando i dati di registrazione di vita come base per la stima. I dati di registrazione vitale sono considerati di altissima qualità, ma anche questi sistemi non sono perfetti e possono sottostimare il fenomeno. L’Italia, ha messo a punto un sistema di sorveglianza attiva della mortalità materna, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero della Salute che, in una fase pilota, ha coinvolto 6 regioni (Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia) che coprono il 49% dei nati del Paese e, dal 2015, ha incluso anche la Lombardia e la Puglia estendendo la copertura al 73% dei nati.
La mortalità materna stimata dal sistema di sorveglianza coordinato dall’ISS, nelle 6 regioni partecipanti alla fase pilota, è pari a 10 decessi ogni 100mila nati vivi con una forte variabilità regionale compresa tra 5 morti in Toscana e 13 in Campania.
CALABRESE Michele
Sitografia e Bibliografia:
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