“I numeri possono essere torturati fino a quando non confessano”, potremmo riassumere così la vicenda dei decessi delle cinque partorienti e dei nascituri avvenuti nei giorni di fine anno. Secondo i dati diffusi dall’Itoss (Italian Obstetric Surveillance System) attraverso la sua Responsabile Serena Donati, la situazione definita “emergenziale” delle morti sospette rientra nella normale casistica, anzi, il nostro Paese risulta avere tra le migliori perfomance europee in termini di tutela della maternità e della prevenzione delle complicanze (CLICCA QUI)
Secondo la Responsabile del Itoss quanto è avvenuto in questi giorni non è un fenomeno attribuibile a “falle” del sistema ma purtroppo la coincidenza di più casi in pochi giorni, un fenomeno che può verificarsi ma che non deve essere preso come segnale di inefficienze del Sistema.
I dati statistici ci dicono che l’Italia ha un rapprto morti/nati vivi di 9,4 su 100mila nati vivi, ben al di sotto dei dati diffusi dai Paesi Bassi e Regno Unito (rispettivamente a 12, 1 e 11,4) e si trova in compagnia di Paesi considerati all’avanguardia per i loro sistemi nazionali come Danimarca e Francia. Il rapporto dell’OMS del 2015 poneva l’Italia tra i migliori Paesi (tra quelli cosiddetti “ricchi) con 12 morti ogni 100mila nati vivi.
Bisogna ammettere che i dati in possesso del nostro Paese sono parziali, infatti il Sistema di Sorveglianza copre solo 13 Regioni su 21 anche se esse rappresentato il 73% dei nati in Italia. Scendendo all’interno dei dati Regione per Regione si scopre che la Toscana ha il rapporto migliore di mortalità materna con 4,6 casi ogni 100mila nati vivi mentre la Campania paga il prezzo più alto con 13,4 morti ogni 100 mila nati vivi. (CLICCA QUI)
A rafforzare la tesi che viviamo in un Paese attento verso la Maternità nella tutela della Madre e del Nascituro va ricordato che già dal 2008 è presente la Raccomandazione 6 del Ministero della Salute in termini di Governo Clinico per la Prevenzione della morte materna o malattia grave correlata al parto ed al travaglio. (CLICCA QUI)
L’attenzione verso la maternità, verso la madre ed il nascituro, un decremento delle morti da parto o da travagli negli ultimi 50 anni. Siamo passati da un dato di 133 morti ogni 100mila nati vivi del 1955, 53 nel 1970, 13 nel 1980 sino a scendere a 9 nel 1990.
Dunque fuori dalla facile demagogia e propaganda possiamo guardare al problema con sufficiente tranquillità?
L’esperienza della Maternità è un momento delicato e meraviglioso per chi lo vive. Nel nostro tempo essa è diventata oggetto troppo spesso di attenzioni con una inopportuna accelerazione verso una medicalizzazione che non è più accettabile. Sono note le polemiche legate all’eccesso numero di parti cesarei a cui vengono sottoposte le partorienti spesso su loro richiesta (o indotta), spesso senza le necessarie indicazioni come previsto dalle linee guida.
Occorre dunque una maggiore implementazione della cultura del parto e una migliore aderenza alle raccomandazioni internazionali sul parto.
Trattare un argomento così delicato partendo dai numeri può apparire cinico, come se la morte fosse un fatto isolato e incomprensibile da mettere nella casistica dell’imprevedibilità. Compito nostro non è analizzare caso per caso e valutare eventuali errori o mancanze del sistema, esistono gli Ispettori del Ministero, possiamo soltanto provare a raccontare da “dentro” quello che vediamo, cercando di dare modo alle persone di avere un’idea che non sia figlia, se ci è permesso dirlo, di facile allarmismo e di giornalismo urlato.
Sarebbe opportuno anche che i nostri politici abbiano il buon senso di non occuparsi di vicende di cui non comprendono nulla, ma quello che più ci colpisce sono stati i commenti apparsi sui social, spesso da parte anche di appartenenti al nostro settore che utilizzano queste drammatiche vicende per denunciare problemi di sistema che indubbiamente esistono ma non possono e non devono essere spiegati attraverso il dramma di persone e famiglia.
Possiamo dunque affermare che non esiste alcune emergenza, occorre tuttavia implementare i sistemi di controllo, investire sulla formazione e sull’aggiornamento degli operatori e sulla cultura e sulla prevenzione verso i cittadini, in questo caso verso tutte le donne che vogliono affrontare l’avventura più bella, perché sia un avventura sempre a lieto fine.
Piero Caramello
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