Il testo finale del tavolo tecnico delinea i profili professionali per risponde alle richieste di assistenza territoriale.
Nelle venti pagine del documento sulla professione infermieristica in relazione alla nuova domanda di salute, si fotografa il quadro di riferimento del profilo di salute con numeri interessanti per l’Italia.
Per quanto riguarda l’aspettativa di vita (siamo il quarto Paese secondo l’Ocse), ma preoccupa il dato relativo all’offerta di assistenza a lungo termine e alle persone anziane: l’Italia è al di sotto della media europea e non è in grado di rispondere adeguatamente ai nuovi bisogni di pazienti cronici, fragili, non autosufficienti e sempre più longevi.
Se la cronicità è una delle problematiche più stringenti, nel documento ministeriale si evidenzia che “la professione infermieristica è indicata come la professione in grado di perseguire positivi risultati nell’esercizio della funzione del care management e quindi nella gestione della continuità assistenziale e del lavoro in rete”.
Di rilievo, nel documento, è il punto 2 relativo alla contestualizzazione normativa della professione infermieristica: “La formazione accademica – si legge – ha fornito agli infermieri una preparazione culturale, tecnica e organizzativo-gestionale sicuramente elevata che viene riconosciuta in tutti gli ambiti in cui gli infermieri operano. Ma nonostante tale diffuso riconoscimento ancora oggi è necessario delineare una reale e coerente spendibilità, all’interno delle strutture sanitarie pubbliche, private e universitarie, degli studi effettuati e delle competenze acquisite; aumentare il reclutamento degli infermieri stante il divario in negativo rispetto alla media OCSE (90X10.000) promuovendo altresì una loro distribuzione omogenea sull’intero territorio nazionale; definire formalmente uno sviluppo di carriera correlato agli effettuati percorsi formativi e riconoscimento delle competenze pregresse”.
Al punto 3 si delinea l’evoluzione della risposta assistenziale territoriale con riferimento alla sanità di iniziativa, all’infermieristica di famiglia/comunità, all’assistenza infermieristica domiciliare, all’assistenza infermieristica ambulatoriale e agli ospedali di comunità.
Il testo, al punto 4, dettaglia la figura dell’infermiere di famiglia/comunità le cui funzioni caratterizzanti vengono catalogate in cinque macro aree: assistenziale, della ricerca applicata, della consulenza, della prevenzione e manageriale.
“Le funzioni svolte dall’infermiere di famiglia/comunità – si legge nel testo finale – sono una naturale evoluzione di funzioni professionali già svolte in ambito territoriale: l’innovazione si evidenzia nel metodo proattivo e nell’estensione dell’assistenza del singolo alla famiglia e alla comunità”.
Salvatore Petrarolo
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