Francesco Pischedda, agente scelto della Polizia Stradale è morto il 5 febbraio 2017 precipitando nel vuoto da un cavalcavia mentre stava inseguendo a piedi un sospettato lungo la Superstrada a Colico.
Erano le ore 20.20 quando i due colleghi di pattuglia dell’agente hanno chiamato il numero unico dell’emergenza 112:
“Mandate qualcuno, abbiamo due uomini a terra, uno è dei nostri…”
La telefonata è stata immediatamente dirottata alla Soreu dei Laghi, la Sala operativa regionale di Como.
I primi soccorritori a giungere sul posto sono stati i volontari della Croce Rossa di Colico e del Soccorso bellanese. Trascorsi circa 40 minuti sono giunti anche i sanitari di Areu da Bellano con l’automedica.
Dopo un’ulteriore mezz’ora (70 minuti dopo l’incidente) sarebbe giunta una seconda auto infermieristica da Gravedona, per intervenire sull’agente 28enne dato che i primi soccorritori professionisti si erano presi cura del fuggitivo, anch’esso precipitato dal cavalcavia.
Anche la situazione di Pischedda sarebbe da subito apparsa critica, facendo presagire un emorragia interna. Per velocizzare i soccorsi il personale presente sul posto avrebbe proposto alla centrale operativa di organizzare un “Rendez-vous” andando incontro all’auto infermieristica per accorciare i tempi di attesa, ma secondo le prime ricostruzioni non sarebbe mai giunta l’autorizzazione ad effettuare tale manovra.
Il secondo mezzo avanzato sarebbe arrivato attorno alle ore 22.00, intervenendo sull’agente scelto.
Per raggiungere l’ospedale di Gravedona, distante 17 km, sono stati necessari ulteriori 20 minuti.
Dopo le prime cure ricevute in Pronto Soccorso, il personale sanitario avrebbe disposto il trasferimento del ferito dirottandolo verso l’ospedale “Manzoni” di Lecco, giudicato più attrezzato per gestire l’emergenza.
Ma in quella notte maledetta, a causa del maltempo, l’eliambulanza non poteva essere utilizzata. Pertanto è stato organizzato un altro trasferimento via terra. Nonostante le sirene spiegate, il mezzo di soccorso avrebbe percorso i 55 chilometri di tragitto in circa 45 minuti tra pioggia, nebbia e asfalto viscido.
Arrivati a Lecco non ci sarebbe stato neanche il tempo necessario per accompagnare l’agente di polizia in sala operatoria. Le condizioni cliniche erano ormai troppo gravi: Francesco è morto in Pronto Soccorso per una rottura dell’aorta toracica.
Gli investigatori stanno analizzando tempi e modalità di gestione dell’emergenza per fare chiarezza su quanto accaduto.
Le registrazioni delle telefonate tra sala operativa e soccorritori sono già state acquisite ed il personale volontario laico e professionale è già stato convocato in Questura.
Secondo i periti se il poliziotto fosse subito stato trasferito a Lecco, come il fuggitivo, non sarebbe subentrata l’emorragia massiva che ne ha causato la morte.
Simone Gussoni
Fonti: ilgiorno.it
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