Continuiamo ad occuparci in questo spazio di Infermieri Militari. Molti colleghi ci chiedono come entrare in qualità di “Nurse Practitioner” nell’Esercito Italiano, nei Carabinieri, nella Polizia di Stato, nella Guardia di Finanza, nell’Aeronautica Militare e nella Marina Militare.
Se ne discuterà ampiamente il prossimo settembre in occasione della giornata nazionale dedicata al settore.
L’evento, come quello del 2016, è organizzato dalla Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI a Roma.
Scopriamo però come sono nati nel nostro Paese gli Infermieri in divisa militare e perché! Ci affidiamo alle slide del Maresciallo ed Infermiere Camillo Borzacchiello, intervenuto durante l’appuntamento romano del 2016.
Come accennavamo poco fa, nel corso dell’ultimo incontro nazionale tra la Federazione degli Infermieri, gli Infermieri Militari e gli Infermieri di Polizia (Roma, 29 aprile 2016), si è cercato di dare forma a questa figura professionale poco conosciuta.
Ad intrattenere i numerosi ospiti presenti all’incontro sul tema “L’Infermiere Militare nelle Forze Armate e di Polizia: uno sguardo al passato, una riflessione sul presente ed una considerazione sul futuro” è stato il primo maresciallo Supporto “Sanità” Camillo Borzacchiello. Il militare ha presentato una relazione dettagliato sul tema intrattenendosi su “Il cammino storico dell’Infermiere Militare: identità e valori di una professione”.
L’iniziativa è stata insistentemente voluta da Barbara Mangiacavalli, presidente nazionale degli Infermieri Italiani.
Il relatore ha battuto molto sulle date e sulle cronache legate alla figure dell’Infermiere in divisa non civile. La storia è importante.
Borzacchiello ci ha parlato dei colleghi dell’Esercito, dei Carabinieri, dell’Aeronautica Militare, della Marina Militare, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato.
Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio le sue slide.
La relazione di Borzacchiello
“Da sempre i feriti abbandonati sui campi di battaglia e gli infermi tutti non erano mai stati un’emergenza per alcuno, se non per pochi umili caritatevoli, sovente religiosi, come San Camillo de Lellis, futuro Patrono della Sanità Militare – si evince dalle slide di Borzacchiello – i primi infermieri militari strutturati risalgono al periodo Napoleonico. Nel 1800 Napoleone decretò l’istituzione di 10 compagnie di Infermieri Militari, ciascuna agli ordini di un Infermiere Maggiore. Erano curiosamente armati di picca ed erano divisi in 2 classi, allenati allo sgombero veloce dei feriti, prima come Brancardiers e poi con le Ambulanze di Dominique Larrey. Pierre Francoise Percy, inventore del Wurst, tentò di migliorarne la qualità tecnica, istituendo la figura del Despotat nel 1809, personale messo a dura prova nelle campagne di Spagna e Russia.”
Arrivano gli Infermieri Militari in Italia
In Italia si deve la loro comparsa con Carlo Alberto. Borzacchiello: “sebbene esistessero in organico Medici e Chirurghi Militari sin dal 1793, regolamentati poi il 4 giugno 1833 dal Re, i sanitari laureati non avevano supporto infermieristico, essendo i medici aiutati solo da qualche militare di truppa meno operativo; solo nel 1848, nel quadro dei decreti riordinativi della Sanità Militare, Carlo Alberto istituì una compagnia di 360 Infermieri Militari, essenzialmente impiegati nei diversi Ospedali Militari, alle dipendenze di Ufficiali Contabili”.
Difficile trovare Infermieri impegnati nelle belligeranze mondiali
“Nelle Campagne del 1848 e del 1859 e nella Guerra di Crimea (1855-56) i Medici Militari dovettero fare da soli sul campo, al massimo con l’ausilio di improvvisati barellieri – ci evince più avanti nelle slide del relatore – di solito si trattava di soldati con ridotta attitudine militare per età o fisico; gli Infermieri furono impiegati tuttavia negli Ospedali Militari anche durante la Guerra di Crimea”.
Quel Papa che amava gli Infermieri: Pio IX
“Papa Pio IX fu da giovane una recluta napoleonica e fu tra i Pontefici quello che più amò le questioni militari, chiamando a sé quale pro-ministro della Guerra Mons. Xavier De Merode (di origini belghe), ex-legionario d’Algeria ed ufficiale di Stato Maggiore; nel 1860 regolamentò una Compagnia Infermieri di 126 uomini con 3 ufficiali in organico, per l’unico Ospedale Militare che era a Roma in Borgo Vaticano; sul campo, tuttavia, nessun Infermiere” (slide Borzacchiello).
I Borboni e la Guerra di Crimea all’ombra di Nightingale
“L’esponente dell’Arma dei Carabinieri nel suo racconto storico ricordava che tra i Borboni non vi era alcuna strutturazione dell’attività infermieristica, se non tracce regolamentari per il disimpegno di servizi ospedalieri; a sgomberare i feriti campali dovevano provvedere gli ufficiali medici e chirurghi, volenterosi commilitoni, qualche religioso, le pie donne o le Suore della Carità; generose donne si erano distinte durante la sanguinosa guerra di Crimea (1854 – 55); in campo britannico la anglo-fiorentina Florence Nightingale e nobildonne.” (slide di Borzacchiello)
Sull’altro fronte popolane e borghesi russe, meno conosciute, ma altrettanto strenue ed eroiche; nessun Infermiere Militare era preventivamente destinato al soccorso dei feriti in battaglia, dovendovi provvedere da soli i sanitari ufficiali, al massimo aiutati dai compagni del ferito in fretta porta feriti; quando le battaglie determinarono gravi perdite, il sistema andò al collasso e quindi scaturì l’opera del viandante svizzero Henry Dunant, ma questa è un’altra storia gloriosa.
Arrivano finalmente i primi Infermieri Militari
“I primi Infermieri Militari, armati solamente di coraggio, abnegazione e bracciale crociato – spiega Borzacchiello nella sua presentazione digitale – arrivano intorno alla fine degli anni ’60 dell’Ottocento; sono le Figure Infermieristiche Campali, proprie del Servizio Sanitario Militare solo dopo il 1873″.
Padre Pio e la sua azione a favore di chi era sofferente
Nel 1885 una troppo giovane Italia si avvia ad un velleitario impegno coloniale, in ritardo rispetto agli altri stati saranno grossi problemi ed in quell’occasione in uniforme di tela chiara e con bracciale dei praticanti infermieri saranno con gli Ufficiali Medici ad assistere i feriti; nel 1908 fu istituito il Corpo delle Infermiere Volontarie, da allora presenti su tutti i fronti ed in tutte le operazioni militari all’estero; a compiere i lavori di assistenza, sovente umili ed imbarazzanti, in campo sanitario iniziano a comparire personaggi poi divenuti celebri e addirittura santificati dalla Chiesa Cattolica, come San Pio da Pietrelcina, rispedito poi a casa per TBC, che visse in prima linea la Prima Guerra Mondiale e fondò la Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo.
Un altro Pontefice: Papa Giovanni XXII è l’Infermiere Buono
Gli Infermieri Militari, Sottufficiali e Militari di truppa si renderanno artefici e protagonisti di grandi gesti di solidarietà che li costringerà a dure, lunghe e dolorose prove di coraggio e di abnegazione.
Oltre a San Pio da Pietrelcina un altro grande personaggio della Chiesa Cattolica fu protagonista della Prima Guerra Mondiale: Papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli da Sotto il Monte (Bergamo), ribattezzato il Papa Buono, ma che per tanti è stato anche l’Infermiere Buono.
E poi arrivò il primo Infemiere – Eroe, ovvero Angelo Vannini
Tra gli infermieri militari c’è stato anche qualche eroe. Gli annali parlano, per esempio, del soldato-infermiere che nel 1916 fu protagonista nel sanguinoso Fronte Giulio. E’ Angelo Vannini, umilissimo mezzadro della bassa Toscana, portaferiti tra trincee e reticolati, che per salvare i suoi commilitoni cadde sotto il fuoco; aveva poco più che 20 anni e fu la prima Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Sanità Militare.
E negli altri conflitti bellici?
Il Mondo moderno è stato attraversato da tante altre guerre, che hanno poi portato alla Seconda Grande belligeranza planetaria: dal 1930 al 1945 la storia umana è martoriata da milioni e milioni di morti, tra i militari e tra i civili; ovunque gli Infermieri in divisa, operanti in terra, in/sul mare e per aria, sono stati protagonisti di azioni eroiche nel tentativo di portare a compimento il loro dovere; spesso hanno soccorso gli infermi in condizioni disastrosamente e proibitiva, assicurando sempre e comunque almeno l’umano sollievo là dove non era possibile dare altro.
Cosa accade nei tempi moderni?
E’ solo a partire dagli anni ’60 che gli Infermieri Italiani hanno visto progressivamente realizzarsi il loro profilo professionale, attraverso un’adeguata formazione dapprima parauniversitaria e poi universitaria a pieno titolo; di fatto l’Infermiere attuale è un professionista laureato ad alta perfusione culturale e scientifica; in questo gli Infermieri Militari hanno saputo, all’inizio con sforzi individuali allinearsi al nuovo livello professionale.
A tal proposito Borzacchiello ha ricordato nelle sue slide che:
1) nel 1994 è stato emanato il D.M. n. 739/94, che istituiva il Profilo Professionale dell’Infermiere;
2) il 12 maggio 1996 nasce la giornata dell’Infermiere, dedicata a Florence Nightingale; si tratta del primo esempio di patto tra Infermieri e cittadini;
3) 5 anni più tardi con l’avvento della Legge n. 42/99 viene abolito il mansionario e nasce la professione infermieristica a tutti gli effetti;
4) l’anno successivo viene approvata la Legge n. 251/2000, che disciplinerà da quel momento in poi le Professioni Sanitarie e istituirà la Dirigenza anche per gli Infermieri;
5) nel 2009 nasce il primo ed ufficiale Codice Deontologico dell’Infermiere;
6) gli Infermieri Militari non rispondono al Profilo Professionale, ma al DLgs 24 febbraio 2012 che integra e modifica il Decreto Legislativo 15 marzo 200110 n. 66, conosciuto anche come Codice dell’Ordinamento Militare;
7) gli Infermieri Militari e di Polizia non hanno uno specifico obbligo di iscriversi alla Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI e quindi all’Albo Nazionale degli Infermieri; tuttavia, le linee di pensiero sono differenti e la stragrande maggioranza dei colleghi in divisa è iscritto al collegio infermieristico di riferimento.
Tutte le riforme successive del Sistema Sanitario Nazionale e della formazione post-base e universitaria hanno reso importante il ruolo degli Infermieri in Italia; tuttavia nell’ambito militare (drammaticamente più che nel civile) pare non venga riconosciuto; per questo si deve ancora lavorare perché si possa solo iniziare a parlare di nuove competenze.
Quel riconoscimento che ancora non arriva: Infermieri Militari demansionati!
L’Infermiere Militare, al di là se appartenga all’Esercito Italiano, ai Carabinieri, alla Marina Militare, all’Aereonautica Militare e alla Guardia di Finanza (senza dimenticare quelli “civili” della Polizia di Stato), ha ancora molto da combattere, ma lo farà con la professionalità e dedizione di sempre.
Redazione NurseTimes
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