Al giorno d’oggi circolano su internet molte bufale, che rischiano di diffondersi nell’opinione pubblica, con conseguenze a volte catastrofiche soprattutto per la salute
Una di queste ebbe grande risonanza mediatica alcuni anni fa, il presunto farmaco antitumorale Escozul, un estratto di veleno dello scorpione cubano.
Personalmente, ignaro dell’esistenza di questo trattamento, sono stato stimolato da una paziente oncologica che mi chiedeva se fosse possibile ancora reperirlo in Albania (mio Paese di origine), da qui il dovere di cronaca e di informazione per le persone che abbandonano le cure tradizionali per affidarsi a trattamenti di questo genere, spesso molto costosi, e non supportati da prove di efficacia.
Cos’è Escozul?
È un farmaco omeopatico prodotto a Cuba dall’azienda Labiofam, il quale viene ottenuto dallo scorpione blu, in realtà è di colore rossiccio, il Rhopalurus Junceus.
Questi vengono allevati e colpiti da piccole scosse elettriche, che stimolano lo scorpione al rilascio di 2-3 gocce di veleno. Secondo ricerche effettuate da “Euro News”, la Labiofam durante un mese di allevamento riesce ad ottenere 1 litro di veleno dello scorpione blu, da questo ricava 100.000 dosi del medicinale omeopatico.
I cicli di cura costano 900 euro a confezione, che dura circa un mese.
La somministrazione avviene in questo modo: 5 gocce 30 minuti prima della colazione e 5 gocce 30 minuti prima della cena per via sublinguale.
Effetti dichiarati
Secondo i produttori questo farmaco ha effetti antinfiammatori, antidolorifici, immunoregolatori e antitumorali (antiblastici); nonché capace di migliorare la qualità della vita, ridurre le dimensioni del tumore e i relativi effetti collaterali correlati.
Per quanto riguarda l’effetto antitumorale, viene menzionato l’effetto “pro-apoptotico”, ossia la capacità del farmaco di indurre a morte le cellule tumorali, e l’effetto anti angiogenetico, ossia l’impedimento alla formazione di nuovi vasi sanguigni che nutrono la cellula tumorale.
Queste “promesse” hanno spinto in passato milioni di persone a intraprendere il viaggio della speranza verso Cuba e verso l’Albania, unico paese in Europa dove è stato commercializzato, convinte di trovare la risposta al proprio male ed evidentemente, viste le odierne credenze, c’è ancora tanto da lavorare in termini di informazione per i nostri pazienti.
Conclusioni
Non esistono dati di letteratura scientifica che confermino le capacità antitumorali di questo farmaco.
Certamente vi saranno possibili miglioramenti soggettivi legati all’effetto placebo sui pazienti che ne fanno uso, inoltre non vi sono casi clinici che documentino un miglioramento o una guarigione da un tumore in seguito alla somministrazione di questa terapia.
Il medicinale non è stato approvato da nessuna agenzia per il farmaco (Aifa in Italia, Food and Drug Administration negli Stati Uniti, etc..).
Pertanto, è doveroso per noi Professionisti Sanitari seguire questi pazienti non solo nella loro malattia ma di aumentare gli spazi di un supporto psicologico, che fonda le sue ragioni nel sostegno e nel rispetto dei bisogni del malato.
Fornire informazioni dettagliate, specie se documentare da riviste scientifiche, circa le cure tradizionali, incoraggiare i percorsi terapeutici validati mobilitando così le energie residue verso il raggiungimento di obiettivi concreti.
Ersil Uldedaj
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