Erano state accusate di lesioni colpose, ma le due infermiere sono state prosciolte con formula piena in quanto “il fatto non sussiste”. Condannato il medico
Una triste ed evitabile vicenda di malasanità, in cui nel 2013 è stata risucchiata, suo malgrado, un’anziana donna piacentina di 77 anni.
La signora, sottoposta ad un intervento chirurgico presso l’ospedale di Piacenza per rimuovere un pace-maker, ebbe un’importante infezione durante il decorso postoperatorio, causata da una garza ‘dimenticata’ nel suo torace.
Garza che è stata poi “ritrovata” e rimossa dal personale sanitario di cardiochirurgia dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, lo stesso che ha poi segnalato l’anomalo ritrovamento.
La donna, informata dai figli sulla causa di tutte le sofferenze (non riusciva più a stare in piedi, aveva bisogno di assistenza continua ed aveva effettuato diversi accessi al Pronto Soccorso per continui malori) cui era stata costretta, ha deciso di sporgere querela e si è costituita parte civile insieme alla sua famiglia.
A pagare per il grossolano errore è stato un medico, condannato a due mesi di reclusione; mentre per le due infermiere di sala, accusate di lesioni colpose, il pm chiese l’archiviazione.
In seguito all’opposizione della parte civile, però, fu disposto dal giudice per l’indagine preliminare il rinvio a giudizio, che vide l’apertura di un nuovo dibattimento.
Così, dopo la richiesta del pm Antonio Rubino di un mese di reclusione, gli avvocati delle due donne Cosimo Pricolo (per Vaghini) e Antonio Trabacchi (per Casali) hanno fondamentalmente basato la loro arringa difensiva sul fatto che nel protocollo ospedaliero, per altro seguito scrupolosamente dalle due professioniste per ciò che concerneva le loro responsabilità, non era assolutamente previsto che le garze (o “pezze”) dovessero essere contate dal personale infermieristico.
Fatto sta che nell’ultima udienza del processo, datata 6 giugno 2017, le professioniste sanitarie Monica Vaghini e Arlesiana Casali sono state assolte con formula piena dal giudice Italo Ghitti in quanto “il fatto non sussiste”.
Fonte: Il Piacenza
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