Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Associazione Avvocatura Diritto Infermieristico (A.A.D.I.) sul ricorso al concorso per infermieri dell?Umberto I di Roma
Molto tempo fa prima che fossero radicate le prime cause contro il concorsone del Policlinico Umberto I di Roma, l’A.A.D.I. aveva sconsigliato di intraprendere questa strada agli infermieri che avevano chiesto un consiglio, perché sarebbero state perse (VEDI).
I soliti detrattori ci accusarono di essere collusi con l’amministrazione ospedaliera e di non difendere gli interessi degli infermieri.
Ora che anche l’ultima sentenza ha chiuso l’intera vicenda sul concorsone del Policlinico di Roma affermando in sentenza le stesse identiche parole che l’A.A.D.I. scrisse nel proprio comunicato, tutti tacciono e come sempre nessuno alza la voce per dire che l’A.A.D.I. aveva avuto ragione.
Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 3815 del 31 luglio 2017 ha praticamente dedotto quanto era stato “profetizzato” dall’A.A.D.I. e cioè che: “non risponde al vero che i 18 questionari sorteggiati nei sei giorni di prove fossero identici o similari e che, quindi, l’anticipata conoscenza di alcuni di essi, fotografati e diffusi su internet, abbia alterato il regolare svolgimento della prova per avere messo i candidati, che hanno svolte le prove nei giorni successivi al primo, in condizione di conoscere preventivamente il contenuto del proprio questionario e, conseguentemente, in una posizione di indebito vantaggio”.
Appena pervenirono le prime foto ritraenti i quiz dei primi giorni dell’esame, lo staff dell’A.A.D.I. si mise immediatamente a compararle, per verificare, alla stregua della giurisprudenza in materia, la presenza di elementi di illegittimità.
La ricerca risultò negativa e quindi comunicammo al gruppo di infermieri che ci contattò (ed anche a nursetimes.org) che non vi erano appigli per contestare la regolarità dell’esame.
Nonostante ciò, diversi gruppi di infermieri si rivolsero agli studi legali e proposero la causa che poi persero.
Altre sentenze, come quella appena citata, hanno confortato il nostro parere; infatti il Consiglio di Stato così conclude: “Non essendo emersa né essendo comunque stata raggiunta, all’esito del presente giudizio, alcuna idonea o convincente prova che la illecita pubblicazione on line dei questionari svolti nei primi giorni da parte di alcuni candidati abbia alterato o rischiato di alterare il regolare andamento delle prove preselettive nei giorni seguenti, si deve escludere che le illegittimità denunciate dai ricorrenti abbiano valore viziante della procedura e determinino l’invalidazione della stessa, sicché l’Amministrazione potrà e dovrà dar corso, legittimamente, alle prove scritte, avendo cura di adottare tutte le opportune cautele e i controlli necessari ad un loro regolare svolgimento. In conclusione, anche per le ragioni sin qui esposte, la sentenza impugnata merita conferma, con la conseguente reiezione dell’appello”.
Questa è la prova che l’A.A.D.I. non specula sui problemi dei soci ed anzi li difende, anche se ciò significa andare controcorrente, contro tutti i sindacati e non far guadagnare i nostri avvocati.
Il Direttivo A.A.D.I.
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