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Infermieri e viaggi della speranza, nasce una start-up per spostarsi low-cost

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Tra i viaggi della speranza degli infermieri nasce una start-up per spostarsi low-cost
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I viaggi della speranza verso il posto fisso in un ospedale pubblico potrebbero non essere più così duri per migliaia di infermieri provenienti da ogni parte d’Italia

Gli estenuanti viaggi in pullman, che prevedono soste ogni due ore e mezza per andare in bagno o per consumare un pasto in Autogrill dopo un’intera notte in bianco, potrebbero diventare un lontano ricordo.

Raffaele Di Servo, un infermiere alla ricerca di lavoro, avrebbe avuto un’idea che reputa brillante per trasportare i concorsisti più comodamente.

Grazie ad una startup denominata Bus to go sarebbe possibile raggiungere la sede della prova in maniera più rapida ed indolore (anche dal punto di vista monetario).

Tra i viaggi della speranza degli infermieri nasce una start-up per spostarsi low-cost 1«Dopo le prime trasferte al Nord mi sono reso conto che occorrevano circa 300 euro a concorso, una spesa insostenibile. Poiché ho molti parenti che lavorano nel settore dei trasporti, due anni fa mi è venuta questa idea del bus in condivisione».

Dal lancio dell’iniziativa le richieste sono triplicate. Anziché pagare 300 euro per ogni singolo viaggio, con “Bus to go” ogni candidato spenderebbe tra i 45 ed i 65 euro, avendo la possibilità di dormire comodamente sull’autobus anziché pernottare in hotel.

Riportiamo di seguito le testimonianze di alcuni infermieri frequentatori assidui di concorsi pubblici.

Siamo partiti alle 16.30 da Salerno, con arrivò previsto alle 7 del giorno dopo a Torino. Ma la notte è stata più travagliata del previsto, a causa della neve.

Giunti all’altezza di Bologna, abbiamo trovato l’autostrada chiusa per la pioggia ghiacciata. Un sottile strato di ghiaccio che rendeva scivoloso l’asfalto. Per circa un’ora siamo stati bloccati senza sapere dove andare, girando a vuoto.”

Tra i viaggi della speranza degli infermieri nasce una start-up per spostarsi low-cost 2

Una ragazza rientrata in Italia dal Regno Unito racconta la propria esperienza:

«E’ il viaggio della speranza. Di concorsi ne ho già fatti una quindicina da quando sono rientrata in Italia. Il primo anno dopo la laurea sono andata a lavorare a Manchester e poi sono rientrata, non l’avessi mai fatto, è stato il mio errore più grande».

Anche il fidanzato è infermiere. Stanno insieme da cinque anni e da altrettanto tempo viaggiano insieme verso il Nord in cerca di lavoro.

«Non chiamateli viaggi della speranza, questi sono viaggi della disperazione», racconta una ragazza di Potenza, 33 anni, laurea a Napoli.  Solamente tanto lavoro in un’agenzia di scommesse, così come accaduto per la collega intervistata prima di lei.

«In attesa di superare un concorso, invece, io mi alterno tra volontariato e lavoro… nero… Si può dire?» prosegue la vicina di poltrona.

Ogni tanto viene chiamata da qualche cooperativa o agenzia interinale.

«Mi chiedono di fare qualche sostituzione ma poiché sono l’ultima arrivata non mi mettono in regola. Come me ci sono tanti altri».

Qualche fila di posti più in là c’è una ragazza di Venosa, 27 anni, che ormai ha perso il conto delle prove d’esame sostenute negli ultimi anni.

«Ho rifiutato un lavoro, è vero, ma sai in che cosa consisteva? Un privato di Torino mi aveva offerto di lavorare alcune ore al giorno, qualche giorno, qualche volta alla settimana, quando ce n’era bisogno.

Pretendeva che andassi a chiamata da Potenza a Torino, senza stabilità economica e senza alloggio. Io voglio lavorare ma mi devi mettere anche in condizioni di lavorare».

Parlando con le decine di giovani presenti sul pullman è possibile notare come gli infermieri si stiano regolarmente arrangiando facendo dell’altro: chi fa il barista, chi il centralinista, camerieri, badante o commessa.

«A 30 anni sono riuscito a coronare il mio sogno , lavorare per il 118. Ma sai come? Con la partita Iva, a chiamata» dice un ragazzo di Avellino.

Tra una testimonianza è l’altra cala la notte. A causa del maltempo, il viaggio che avrebbe dovuto essere di 13 ore ne richiederà oltre 16.

«Sono stremata. All’ultimo concorso sono arrivata talmente stanca che a un certo punto mi sono addormentata sui fogli, ho iniziato a mettere crocette a caso. E infatti non sono passata».

L’alternativa al pullman è però troppo costosa, considerando che le sedi concorsuali sono spesso al nord.

«Le ultime tappe sono state Udine, Torino, Genova, La Spezia, Parma e Ferrara» racconta l’autista che generalmente li accompagna.

Giunti al Pala Ruffini, i ragazzi raccolgono velocemente le proprie cose correndo verso i cancelli. Un’intensa nevicata ed una fila chilometrica li attende.

Un gruppetto di candidati inseriti nel gruppo del pomeriggio invece resterà sotto la neve per oltre 5 ore. Gli infermieri del turno mattutino invece dovranno attendere per ore i colleghi del secondo gruppo, prima di poter fare ritorno a casa in pullman.

Simone Gussoni

Fonte: Corriere.it

 

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