La storia a lieto fine di un ragazzo leccese, che deve la vita a un ignoto benefattore tedesco.
Oggi Alessandro ha 16 anni, ma ne aveva appena 12 anni quando una leucemia fulminante gli è quasi costata la vita, strappandolo all’affetto dei suoi cari. Ma proprio suo padre, giovane avvocato leccese, non ha mai abbandonato la speranza, nonostante la diagnosi e l’assenza di donatori compatibili tra i parenti. E allora, come accade ormai troppo spesso in Italia, ha deciso di fare le valige e andare a Roma.
L’ultima fiammella accesa: trovare un donatore anonimo. L’attesa è stata lunga, la paura della famiglia di non vedere più Alessandro era concreta e creava ansia e disperazione man mano che i giorni passavano. Ma poi si è vista la luce in fondo al tunnel. Il registro dei donatori ha dato responso positivo. Le cellule provenienti dal midollo di un tedesco, a migliaia di chilometri di distanza, erano compatibili al 100%. Il trapianto è andato bene: nessun rigetto e il ragazzo ha ripreso gradualmente la sua vita.
Una storia dall’esito felice, che per Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, deve diventare l’ennesimo simbolo della lotta contro queste malattie e far capire l’importanza della donazione di midollo osseo per ridare possibilità di vita ai pazienti affetti da patologie ematologiche. È bene ricordare che la compatibilità si registra solo in un caso ogni 100mila. Pertanto è importante una sensibilizzazione maggiore tra tutta la cittadinanza affinché si raggiunga consapevolezza che donare anonimamente il midollo può salvare la vita di un nostro caro e comunque ridare la possibilità di continuare a esistere a una persona che ne ha bisogno.
Se si pensa che ogni anno si ammalano 5 bambini su 100mila, si comprende che, diventando donatori, si offre una possibilità di sopravvivenza in più al nostro gemello genetico ignoto, che potrebbe anche vivere dall’altra parte del pianeta. Oggi l’80% dei pazienti in attesa di trapianto di midollo osseo trova il suo donatore. Il restante 20% non lo trova perché è il 20% di famiglie che iniziano un calvario senza nessuna speranza, vedendo ciò che hanno di più caro al mondo spegnersi giorno dopo giorno.
Fino a quando un solo paziente non troverà un donatore disponibile noi non abbiamo finito e noi non possiamo cantare vittoria. Ancora una volta, non solo è necessario informare e raccontare storie come questa, ma incentivare realmente una cultura della donazione nel nostro Paese. La Germania, e il donatore tedesco di Alessandro, in questo sono un esempio da imitare.
Fonte: www.vocenuova.tv
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