PADOVA. La bella vita dei (medici) furbetti del cartellino è finita
Memorie annebbiate, distrazioni improvvise, troppe scale da percorrere per la strisciata del badge: nessuna scusa accampata finora sarà più sufficiente per giustificare la mancata vidimazione di quella scheda che segna l’entrata e l’uscita dal servizio pubblico per i medici dell’Azienda ospedaliera di Padova. Uscita d’obbligo prima di infilarsi in un ambulatorio e svolgere l’attività libero-professionale in regime di intramoenia.
Ultimato il rapporto stilato dalla commissione paritetica dell’Azienda ospedaliera per il biennio 2015-2016. Conclusione: sanzione a carico di 68 medici nel 2015 e di 66 nel 2016. Hanno ricevuto una lettera scritta di richiamo e recupero dei compensi non dovuti che, nel caso di uno specialista con un curriculum di studi anche negli States, ha totalizzato 30 mila euro di ore indebitamente pagate per 73 giorni di lavoro contestati (ore spese nell’attività privata). Scatterà al rientro dalle ferie la prossima ondata di controlli sulle timbrature dei cartellini degli ospedalieri che hanno scelto la libera professione all’interno dell’Azienda dopo aver concluso l’orario di lavoro nel “pubblico”.
Nel mirino sono finiti 77 medici nel 2015 e 72 nel 2016: apparivano discrepanze per quanto riguarda l’orario di “timbratura” del cartellino. In pratica non risultava “l’uscita” dal servizio pubblico mentre il medico era, di fatto, impegnato nel prestare attività sanitaria privata sempre negli ambulatori ospedalieri (come previsto dal regime intramoenia).
Ogni singolo professionista è stato contattato e invitato a fornire spiegazioni. Per il 2015 sono state accolte le giustificazioni di 9 medici, di conseguenza per gli altri 68 è scattato il richiamo scritto e la decurtazione dallo stipendio dei soldi dovuti allo Stato.
Per il 2016 sono state accolte le giustificazioni di 12 medici e per 66 ci sono state procedure sanzionatorie. Le somme indebitamente incassate? Da poche migliaia di euro ai 30 mila euro percepiti da un otorinolarigoiatra (73 giorni contestati), ai 10-20 mila euro incassati da altri due colleghi (un radiologo e una otorino con rispettivamente 37 giorni contestati al primo e 33 alla seconda).
Tutti i medici nella “lista nera” hanno fornito le scuse più fantasiose. Smemorata la maggioranza di loro.
Tutte le scuse trovate dai professionisti medici:
- “Dimenticanza e disagio, il timbratore è su un altro piano e si è mescolata la lista di pazienti all’istituzionale (quelli privati e quelli ospedalieri)”
- “Non attenzione e non consapevolezza”
- “Pensavo che trattenere le ore fosse una sorta di regolarizzazione”
- “Dimenticanza ma faccio notare la mia eccedenza nell’orario di servizio”
- “Ho scordato il badge”
Un medico (sanzionato) ha chiesto le prove del comportamento scorretto, protestando: «Non è possibile». Altri hanno ammesso: buona fede, distrazione per prestazioni in emergenza, disorganizzazione di reparto, mal funzionamento del timbratore. Nessun reato accertato dai carabinieri del Nas che hanno effettuato un ulteriore monitoraggio: del resto le ore settimanali minime sono risultate spesso in eccedenza (e pagate in straordinario). Anzi, forse l’avvertimento e la decurtazione degli stipendi ha avuto un effetto più forte. E l’azienda ha recuperato subito quanto le spettava.
Quello che ora è lecito chiedersi: perchè tanta tolleranza per i medici? Se fosse capitato ad un lavoratore del comparto che, come è noto, non può svolgere l’intramoenia, sarebbe stato ugualmente, solo, sanzionato?
Redazione NurseTimes
Fonte: mattinopadova.gelocal.it
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