Un messaggio forte e chiaro che arriva dagli oltre 440 mila infermieri italiani
Nel lontano 1980 quando iniziai a lavorare in un grande ospedale romano c’era ancora il “mansionario”, gli infermieri erano formati con corsi regionali,il nostro profilo professionale non era quello di oggi e conteneva quella parolina “ausiliario”
Potremo dire da un punto di vista normativo che si stava molto peggio di oggi. Oggi che non siamo più ausiliari del medico, che abbiamo la nostra autonomia decisionale e professionale, che ci formiamo in università, che accediamo a master di specializzazione, alla laurea magistrale, ai dottorati di ricerca, che siamo diventati un ORDINE, non sappiamo più cosa siamo!
A quei tempi non esisteva il problema occupazionale che viviamo oggi. Gli infermieri non facevano in tempo a diplomarsi (Scuola Professionale Regionale) che sopratutto per i migliori c’era la fila delle strutture pubbliche per assumerli. Non esisteva il lavoro in affitto, non esistevano cooperative o agenzie interinali che come falchi dagli artigli d’oro lucrano sulle spalle dei moderni poveri infermieri. Anche nella sanità privata c’era un rispetto per il nostro lavoro ed eravamo considerati un bene prezioso, addirittura si offrivano importanti incentivi economici finalizzati alla permanenza lavorativa nella struttura per un certo numero di anni.
La formazione nei corsi regionali era rigorosa e seguiva canoni molto selettivi: non tutti arrivavano alla fine del percorso ed una grossa fetta non superava i tanti sbarramenti. Certamente non si trattava di una formazione universitaria e non si accedeva al titolo di dottore in infermieristica. Ma se pensiamo che nel passaggio alla formazione universitaria altro non si fece che riportare pedissequamente quelle docenze dei corsi regionali all’interno delle università; stessi docenti, stesse materie, stessi tirocini. Unica cosa profondamente diversa fu che si perse quel rigore formativo all’interno del bailamme universitario e i corsi di laurea in infermieristica vennero ospitati nelle facoltà di medicina e chirurgia.
Dal punto di vista lavorativo e dei modelli organizzativi non parliamone nemmeno. Si è smesso di assumere, anche figure di supporto, con il risultato che i giovani non hanno opportunità occupazionali, o possibilità di carriera in un sistema sanitario ingessato e definanziato. Gli infermieri inseriti nel sistema lavorativo hanno un’età media di 55 anni, usurati da carichi di lavoro esponenzialmente aumentati e demansionanti.
Le responsabilità sono cresciute di pari passo all’evoluzione normativa, ma gli infermieri continuano nonostante tutto ad essere la cenerentola della sanità: sviliti come persone e come professionisti da un sistema schiacciasassi che tutto rade al suolo in nome di una famigerata riorganizzazione al ribasso.
Sarà possibile un riscatto della nostra professione e con essa un riscatto del nostro sistema salute con un ruolo diverso per noi al suo interno?
Personalmente da vecchio indomito ottimista credo che non solo sia possibile, ma addirittura inevitabile perchè ne va della stessa sostenibilità del SSN, ne va del veder garantito il diritto costituzionale alla salute, perchè in questo modo davvero non si può andare avanti ancora per molto.
Ci sono però alcune condizioni impriscindibili perchè ciò avvenga prima tra tutte il ruolo che il nostro ordine FNOPI vorrà giocare in questa partita, rispetto ad un passato anche recente si vede un certo miglioramento, ma ancora troppo timido. Credo che sia giunto il momento di mettere da parte la politica dei bisbiglii quasi impercettibili, per passare ad una politica di toni alti; di una voce forte, decisa ed autorevole che sia capace di dire alla politica, ma prima ancora ai cittadini, che così presto non sarà più possibile garantire il diritto alla salute; che bisogna mettere mano e farlo presto e bene alla questione infermieristica! Solo dalla valorizzazione reale e fattiva di questi si potrà giungere ad una equità e sostenibilità del sistema salute, che deve però modificare assolutamente la sua vision. Dobbiamo passare dal curare al prendersi cura e questa è l’arte sopraffina degli infermieri questa è la nostra infungibilità!
Un ruolo determinante lo dovrà giocare il mondo sindacale ed in particolar modo mi aspetto una forte presenza dei sindacati di categoria che dovranno agire all’unisono con la FNOPI nel portare avanti queste istanze, nell’essere il megafono nei tavoli sindacali e politici che renda ancora più forte e squillante quella voce.
Altra condizione importante è che la stampa infermieristica, le società scientifiche ed anche i diversi movimenti che agitano la professione perseguano un cambiamento culturale, trascinare, sostenere ed incoraggiare al cambiamento tutta quella parte della professione ormai demoralizzata, frustrata, demotivata. Insomma incapace di reagire; questi colleghi dobbiamo recuperarli tutti più o meno giovani che siano.
Dobbiamo agire una rivoluzione culturale tutti insieme per la professione!
Ed infine la politica. Dobbiamo fare in modo che sedendosi ai tavoli con noi ci rispettino e sappiano di trovare interlocutori validi, seri e che non fanno sconti a nessuno. Perchè vedete l’unico modo che abbiamo per risollevare le nostre sorti è quello di risollevare quelle del sistema salute nel suo intero e di renderlo moderno, fruibile ed equo. Dobbiamo inchiodare la politica alle loro responsabilità.
E’ giunto il momento di mettere tutti con le spalle al muro e di dire tutti insieme ordine, sindacati,società scientifiche, stampa di settore, movimenti, associazioni che l’unico modo di salvare il sistema sanitario è cambiare rotta ed investire sul prendersi cura delle persone, prima ancora di curare le loro malattie. La cronicità e l’invecchiamento della popolazione sono i veri banchi di prova.
Quindi a conclusione di questo ragionamento credo che per tutti noi infermieri si possa affermare che abbiamo valide prospettive di riconoscimento e tanti spazi di manovra da protagonisti per il futuro. Un futuro che però è adesso non tra 10 anni!
Costruiamo tutti insieme se lo riteniamo necessario un contenitore che sia collante per tutte le nostre forme associative e di rappresentanza. Occupiamo con questo la politica, diamo a questo la voce della nostra stampa, diamo voce a tutti, ma proprio a tutti, perchè questa voce arrivi forte ed impetuosa ai piani alti.
E’ giunto il momento di mettere mano alla questione infermieristica e conseguentemente alla questione salute di questo paese, ma spetta a noi farlo.
Angelo De Angelis
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