Riceviamo e pubblichiamo l’elaborato del “Sindacato dei Militari”.
Lo scorso 10 giugno il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale Ordinario di Roma, dott. Livio Sabatini, ha disposto l’archiviazione del procedimento penale avviato dalla Procura di Roma, su impulso del Sindacato dei Militari, per accertare la regolarità dello svolgimento della professione infermieristica da parte degli infermieri militari delle Forze armate, dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza non regolarmente iscritti all’Albo professionale.
A seguito della denuncia presentata da questa Organizzazione sindacale il 12 marzo del 2019 il Pubblico Ministero, Sostituto Procuratore dott.ssa Antonella Nespola, ha ritenuto di dover chiedere l’archiviazione ritenendo esclusa la sussistenza di alcun fatto penalmente rilevante, in species dell’esercizio abusivo della professione da parte degli infermieri – che operano in ambito militare – privi dell’iscrizione al relativo albo professionale, per la sopravvenuta deroga introdotta dalla Legge 30 dicembre 2018, n. 145, art. 1, comma 537 (c.d. manovra finanziaria 2019), è del tutto errata.
L’evidente errore in cui è incorso il Pubblico Ministero ha trovato conferma nel puntuale parere espresso dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (F.N.O.P.I.) – Ente di diritto pubblico non economico che agisce quale organo sussidiario dello Stato, vigilato dal Ministero della Salute – che, con la nota P-5378/III.1 del 27/09/2019, che, riguardo alla deroga richiamata dal Pubblico Ministero, questa “è espressamente rivolta solo alla professione dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione a seguito delle modifiche discendenti dalla legge 3/2018. La norma è chiara e non è suscettibile di applicazione analogica”.
Lo svolgimento delle indagini preliminari delegate alla P.G. ha consentito una puntuale ricostruzione normativa facendo emergere, chiaramente, la violazione dell’articolo 348 cp, c. 1, da parte di un rilevante numero di militari della categoria SS/I (infermieri) non iscritti all’albo professionale. Su circa 460 infermieri militari in servizio nella Marina Militare, soltanto 120 di essi sarebbero risultati regolarmente iscritti e quindi abilitati (secondo la legge) all’esercizio della professione.
Tuttavia le indagini della P.G. non hanno ancora consentito l’identificazione dei superiori gerarchici i quali, ai sensi dell’art. 348 cp, co. 3, avrebbero determinato o indotto l’impiego dei 340 infermieri militari non iscritti ad alcun albo professionale, quindi non abilitati all’esercizio della professione.
Nel periodo di tempo intercorso tra la presentazione dell’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dal Pubblico Ministero e la presente memoria, il personale militare esercente le professioni sanitarie, non iscritto ad alcun albo professionale ha continuato ad esercitare la professione infermieristica e, tale fatto, è stato pacificamente ammesso dai responsabili delle strutture sanitarie della Marina Militare, dell’Arma dei Carabinieri e dell’Esercito.
In particolare, a conferma e in aggiunta a quanto già denunciato dal Segretario Generale del Sindacato dei Militari, Luca Marco Comellini,
l’Ispettorato di Sanità della Marina Militare con la lettera protocollo n. M_D MSPESAN0001823 del 24/03/2020, ha affermato che “Nell’ambito dell’identificazione del personale per l’invio presso le strutture del S.S.R. al fine di fornire supporto sanitario nel contesto dell’emergenza COVID-19, è stata riscontrata la presenza di numerosi casi di soggetto indicati dai rispettivi Comandi/Enti come non disponibili a causa dell’impossibilità di esercitare la professione per mancata iscrizione all’Albo professionale.” e che “…l’iscrizione, oltre ad avere carattere obbligatorio, risulta essere direttamente funzionale ed imprescindibile per lo svolgimento dell’attività professionale tipica della categoria/specialità/abilitazione di appartenenza ad esclusivo vantaggio dell’Amministrazione.”.
In modo analogo anche lo stato maggiore della Marina – Ufficio Generale Affari Legali – con la lettera prot. n. M_D MSTAT0024305, in data 30 marzo 2020, avente ad oggetto “Professioni sanitarie – Obbligo di iscrizione all’albo – Profili di responsabilità disciplinare e penale”,
nel ribadire quanto già espresso dall’Ispettorato di Sanità della Marina ha ordinato ai dipendenti “Comandanti di Corpo” di provvedere “a comunicare”, entro il successivo 3 aprile, “i nominativi del proprio personale che, non ancora iscritto all’albo, entro tale data, non ha proceduto alla formalizzazione di domanda d’iscrizione. Contestualmente siano comunicate le azioni intraprese nei confronti del predetto personale”.
Successivamente anche il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – IV Reparto – Direzione di Sanità, con la nota N. 12/94-4-2019-Sa 1^ Sez. del 20 aprile 2020, in virtù della legge 3/2018 “ha sancito l’obbligo di iscrizione all’albo professionale”, ha poi disposto di “vietare il temporaneo impiego nelle stesse attività del personale sanitario non in regola con l’iscrizione ai rispettivi albi professionali (la regolarizzazione della posizione dovrà avvenire entro il termine di 90 giorni dall’emanazione della presente circolare)”.
È stata poi la volta del Comando Logistico dell’Esercito – Stato Maggiore che, con la nota Prot. M_D E24363 REG2020 0032104 il 23 aprile 2020, ha evidenziato
“che il mancato o ritardato assolvimento” dell’obbligo di iscrizione all’Albo professionale da parte del personale sanitario militare ancora inadempiente ne avrebbe paralizzato “l’impiego nelle precipue attività istituzionali di pertinenza” e “Pertanto, in ottemperanza alle disposizioni impartite dall’autorità di vertice della Forza Armata, codesti E/D/R/C/: – assicurino l’avvenuto adempimento dell’onere di iscrizione da parte del personale dipendente che non vi abbia ancora provveduto, entro il 30 aprile p.v.; …”.
A dispetto delle chiarissime ed inequivocabili ammissioni dei vertici militari in merito all’esistenza del delitto di esercizio abusivo della professione sanitaria in capo agli infermieri, il Pubblico Ministero e poi il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale Roma hanno ritenuto, in modo tanto assurdo quanto inaccettabile, di dover chiedere e disporre l’archiviazione del procedimento.
Questa Organizzazione sindacale ha sempre ritenuto che tale situazione, di estesa e permanente illegalità, sia stata indotta e consentita dai vertici militari di ciascuna componente delle FF.AA. e dei Corpi Armati ad ordinamento militare.
Dagli atti dell’indagine, e dagli ulteriori elementi prodotti all’udienza davanti al Giudice, dott. Livio Sabatini, è emerso chiaramente che per poter esercitare la professione infermieristica è obbligatoria l’iscrizione all’albo professionale e che non esiste alcuna deroga all’obbligo di iscrizione all’albo professionale per i militari esercenti le professioni sanitarie non tecniche.
Nell’ambito delle Forze Armate, a seguito dell’entrata in vigore della legge 43/2006, soltanto una ridotta parte del personale, esercente la professione infermieristica, ha assolto l’obbligo di iscrizione all’albo professionale. Inoltre, le indagini preliminari, delegate dal P.M. alla P.G., hanno riguardato soltanto il personale della Marina Militare facendo emergere che nell’ambito della predetta forza armata, alla data degli accertamenti della P.G. delegata, il personale in regola con l’obbligo di iscrizione imposto dalla legge constava di soli 120 su un totale di circa 460 militari infermieri.
Nonostante ciò e quanto chiaramente emerso all’esito delle indagini e poi dell’udienza, le richieste di ulteriori, più estese e complete, indagini volte ad individuare i responsabili dei delitti ipotizzati nonché per accertare se, il personale militare infermieristico in servizio nelle altre Forze Armate o Corpi Armati dello Stato ad ordinamento militare abbia adempiuto all’obbligo di iscrizione all’albo professionale, come da prescrizione di legge, sono state respinte.
Con estrema preoccupazione riteniamo di poter affermare che la Procura di Roma e il Tribunale Ordinario di Roma, con le rispettive decisioni, abbiano, di fatto, legittimato l’esercizio abusivo della professione infermieristica da parte degli infermieri militari che alla data della denuncia non erano iscritti all’albo professionale e, contemporaneamente, i vertici militari a determinarne l’impiego, sia nell’ambito delle strutture sanitarie militari sia in quelle civili dove operano in regime di convenzione.
Per questi motivi, ricordando con forza a noi stessi i principi costituzionali sull’obbligo delle istituzioni di garantire la tutela della salute, sull’uguaglianza di tutti i cittadini difronte alla legge e dell’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale, rivolgiamo un accorato appello al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, dott. Michele Prestipino, affinché chieda l’immediata riapertura delle indagini e con ciò, conseguentemente, provveda ad esercitare correttamente l’azione penale.
Allo stesso modo rivolgiamo un appello al Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (F.N.O.P.I.), dott.ssa Barbara Mangiacavalli,
perché intervenga con l’urgenza che il caso richiede e ponga in essere ogni azione per contrastare efficacemente l’esercizio abusivo della professione infermieristica nell’ambito delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare. Alla Presidente Mangiacavalli chiediamo azioni che non si risolvano in una mera annotazione nell’agenda delle cose da fare ma siano invece l’esempio della concretezza degli irrinunciabili principi su cui si fondano gli Ordini e la stessa professione.
Infine, nell’attesa che la giustizia giusta faccia il suo corso, scevra da condizionamenti e libere e fantasiose interpretazioni delle norme vigenti,invitiamo tutti gli infermieri militari, nonché il personale militare delle professioni sanitarie tecniche (per questi ultimi il termine per l’iscrizione obbligatoria al relativo albo scadrà inesorabilmente il prossimo 30 giugno 2020) a farsi parte diligente e dirigente nei confronti dei vertici militari affinché questi riconoscano alle professioni sanitarie la dignità che meritano e garantiscano al personale il giusto inquadramento, nel più rigoroso rispetto delle leggi 43/2006 e 3/2018
Redazione Nurse Times
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