”Con questo documento la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni infermieristiche (FNOPI), intende definire la propria visione sul ruolo dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC); per ridurne gli elementi di diversificazione interpretativa e giungere a una definizione univoca del modello, riconoscibile sia all’interno che all’esterno della professione infermieristica.”
Premessa
A seguito dell’intesa sancita nella Conferenza Stato Regioni, è stato emanato in data 18 dicembre 2019 il Patto per la Salute per il triennio 2019-2021.
Il documento prevede, tra i numerosi punti, la valorizzazione della professione infermieristica nell’ambito dell’assistenza territoriale; finalizzata alla copertura dell’incremento dei bisogni di continuità assistenziale, di aderenza terapeutica, in particolare in soggetti fragili e/o affetti da multi-morbidità, in un’ottica di integrazione con i servizi socioassistenziali. É in corso un ripensamento dei modelli organizzativi dell’assistenza territoriale in virtù dei cambiamenti sociodemografici del Paese.
Infatti, si assiste:
– al progressivo invecchiamento della popolazione (1);
– all’incremento di persone con almeno una patologia cronica (40,8% della popolazione) e di condizioni di co-morbidità, in particolare in soggetti over settantacinquenni (66,6%);
– alla progressiva semplificazione della dimensione e composizione delle famiglie, con il 29,6% delle persone over sessantacinquenni che vivono sole (2);
-a una riduzione del circa il 50% degli anni di vita liberi da disabilità nelle persone sopra i 65 anni; con sostanziali differenze sulla base delle condizioni socio economiche (3).
Tali caratteristiche richiedono un modello assistenziale sensibilmente differente da quello centrato sull’ospedale; orientato verso un’offerta territoriale, che valorizzi un approccio più focalizzato sul contesto di vita quotidiana della persona.
L’assistenza sanitaria territoriale diventa luogo elettivo per attività di prevenzione e promozione della salute; percorsi di presa in carico della cronicità e della personalizzazione dell’assistenza (4), in stretta correlazione con il Piano Nazionale della Cronicità e il Piano Nazionale della Prevenzione.
Nello stesso tempo si mira a contenere la spesa sanitaria, mitigare l’impatto della malattia sulla qualità di vita; responsabilizzare il paziente sugli stili di vita, coinvolgendolo attivamente nella gestione della propria condizione di salute (self-care).
Il sistema sanitario è chiamato ad anticipare i bisogni dei pazienti e a seguirli in maniera continuativa lungo tutto il percorso assistenziale, secondo una sanità di iniziativa integrata con i servizi sociali.
A fronte di una sempre maggiore frammentazione del sapere, per garantire una risposta comprensiva, unitaria e sostenibile; l’assistenza primaria deve essere distribuita all’interno di un sistema più ampio e articolato su più professionalità come reso noto nella Dichiarazione di Astana (5).
Nel corso degli anni, la professione infermieristica, a seguito di un processo di espansione ed estensione del ruolo, attraverso la formazione, ha assunto in tutto il mondo forme di assistenza avanzata nelle cure primarie (6).
In alcuni contesti, per migliorare l’accesso ai servizi, si assiste ad una condivisione di attività fra la professione medica e infermieristica (es. Task Sharing) (7).
In altri contesti, infermieri specializzati sono stati inseriti in ruoli complementari a quelli già esistenti; per ottimizzare la gestione delle patologie croniche in termini di riduzione dei tassi di ospedalizzazione, miglioramento dei parametri clinici e soddisfazione dell’utenza (8–10).
In risposta agli obiettivi del Documento Salute 21 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si sono sviluppati percorsi di formazione di nuove figure infermieristiche (11), tra cui quella dell’Infermiere di Famiglia e Comunità (IFeC).
Caratteristica di questa figura è l’interesse verso l’individuo, la famiglia, la comunità e la casa come ambiente in cui i membri della famiglia possono farsi carico dei problemi di salute (12).
Sette Paesi Europei completarono il progetto pilota di applicazione del modello attraverso un processo di formazione dei professionisti e di sua implementazione (13–15).
I differenti approcci di erogazione delle cure, emersi dalla revisione della letteratura disponibile; contribuiscono a incrementare la diversità dell’equipe delle cure primarie (16) e l’ideologia di un’utilità universale del modello ma rendono difficile articolare una definizione
operativa europea unitaria.
A tal proposito, nel 2018 nasce il progetto europeo ENhANCE European Curriculum for Family and Community Nurse: https://www.enhancefcn.eu/it/homeit/) con l’obiettivo di costruire un curriculum europeo utile a implementare le competenze core previste per l’Infermiere di Famiglia di Comunità (17).
- Ulss 4 Veneto Orientale: avviso pubblico per incarichi da infermiere
- Asl Torino 5, arrivano gli infermieri privati: accordo di tre mesi
- Batteri specchio, 38 scienziati chiedono di fermare le ricerche: perché?
- Manovra 2025: flat tax sugli straordinari degli infermieri e contributo per gli specializzandi non medici. Gimbe: “Soluzioni tampone”
- Aumenti da oltre 7.000 euro per ministri e sottosegretari: e gli stipendi di infermieri, oss e operatori sanitari?
Redazione Nurse Times
Lascia un commento