Il soccorritore nell’emergenza oltre alla vita, deve preservare anche la scena dell’evento: potrebbe essere una scena del crimine
La strada verso la comprensione e la verità di un evento può essere disseminata di ostacoli. Come deve comportarsi l’operatore sanitario sulla scena del crimine? Quali gli accorgimenti da adottare? Tracciare o lasciare traccia? Come muta la scena?
I consigli dell’esperto
I consigli dell’illustre esperto Dott. Luciano Garofano Presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi, già Generale di Brigata CC e Comandante del RIS Carabinieri di Parma.
E’ Fellow dell’Accademia Americana di Scienze Forensi. Presidente del Comitato Provinciale UNICEF di Parma. Presidente Onorario del Centro Nazionale contro il Bullismo “BULLI STOP”.
Gli operatori sanitari fattore comune nelle emergenze
Anche in piena crisi pandemica, nonostante la focalizzazione su statistiche ed aumento esponenziale di perdita di vite umane, non si muore di solo Covid.
Sempre continuano gli eventi tragici come omicidi, violenze di genere, suicidi ed ogni sorta di accadimento che mette in pericolo la vita.
Ma il fattore comune che emerge e si distingue nella drammatica cornice che ne segue è l’operatore sanitario. Arriva per primo a prestare la propria opera di soccorso non avendo ben chiare alcune regole utili a capire la dinamica dell’accaduto.
La protezione della salute, della società, della dignità della persona è garantita da una ottimale collaborazione con gli attori che ne determinano la sicurezza. Uniformare gli sforzi ed il lavoro interconessi con le varie fasi successive alla commissione di un eventuale crimine porterebbe più velocemente a stabilire la verità.
Dalla scena dell’evento alla scena del crimine
Purtroppo ci si accorge troppo tardi che un altro fattore indiscusso protagonista dovrebbe essere protetto: la scena dell’evento.
Cosa succede se l’operatore sanitario pur eccellendo nello specifico tecnicismo non adotta adeguate misure che richiede l’ambiente?
Non è da sottovalutare quindi la prima risposta ed il primo approccio con la scena in cui comunque una vita è stata messa in pericolo.
All’interno di questa si trovano molto spesso catapultati operatori sanitari (medici, infermieri, volontari, autisti soccorritori, ecc.) quasi sempre ignari ed impreparati.
Essi non conoscono le basilari regole di comportamento per la preservazione dell’integrità ambientale. Succede che imprimano le proprie tracce sulla scena, in una commistione con quelle dell’autore protagonista (nell’evento violento o meno) , prolungando i tempi delle indagini per involontario depistaggio.
L’esperto ci parla della scena del crimine
Abbiamo chiesto chiarimenti al Dott. Luciano Garofano, uno dei massimi esperti italiani in questo campo.
Dal 1995 fino al 2009 è stato comandante del R.I.S. di Parma (Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche) occupandosi di vari casi di cronaca nera tra i quali la strage di Erba, il serial killer Bilancia, il delitto di Novi Ligure, il caso Cogne e il delitto di Garlasco.
Secondo il Principio di Interscambio di Edmond Locard, “Ogni contatto lascia una traccia”. Gli operatori sanitari oltre ad intervenire molto spesso sulla scena del crimine, apportano inevitabilmente delle modifiche ai luoghi.
A prescindere da quale organizzazione sia chiamata in causa, quello dell’intervento dei soccorritori è un problema molto serio.
Perché la maggioranza di costoro, non ha una formazione specifica che gli consenta di intervenire sulla scena del crimine secondo precisi protocolli operativi.
Succede quindi che, preoccupati di soccorrere una vita, rendendosi conto che la vittima è ancora viva, o per accertarne la morte, si muovono all’interno della scena del crimine in maniera disordinata così da contaminarla o concorrere alla alterazioni dei luoghi e delle cose.
E questo rischio diventa ancora più ampio se si pensa che, frequentemente, i soccorritori arrivano fin prima delle FF.OO. e dunque agiscono senza che nessuno possa coordinarli e indirizzarli adeguatamente.
Allora i soccorritori sulla scena del crimine rappresentano un possibile intralcio se non adeguatamente formati. Potrebbero inavvertitamente variare l’assetto della scena o la posizione di un eventuale reperto. Penso anche alla possibilità del rilascio delle loro tracce in tutti i sensi. E’ un problema!
Infatti succede che molte delle tracce e dei reperti possano essere spostati dalla loro posizione iniziale.
Immaginiamo un proiettile o un bossolo, che si trovano in quella posizione perché sono il risultato di una precisa dinamica, quella dello sparo, che permette anche di risalire poi alla posizione dello sparatore o addirittura ipotizzare se c’è stato un depistaggio.
Pensiamo alle tracce di scarpa, alle tracce di sangue che possono venire calpestate, contaminate, distrutte.
Il problema, evidentemente, riguarda il corretto uso dei DPI (guanti, mascherina, calzari, cuffie, ecc.) che non sempre sono numericamente sufficienti per garantire un corretto e frequente ricambio atto a evitare contaminazioni.
La realtà nelle fiction
Come siamo messi rispetto ai Paesi anglosassoni? Per esempio, da quello che vediamo nelle fiction si percepisce un diverso approccio alla scena del crimine: di qualità ed incisivo.
Le fiction mostrano una preparazione che in realtà non è sempre così adeguata.
Sicuramente in tutto il mondo ed in particolar modo in Europa, c’è stato un grande fervore rispetto alla necessità di formare operatori che, come i soccorritori intervengono per primi, tanto da definirli first responder, gli agenti di primo intervento.
Quindi, diciamo che rispetto a noi italiani sono in leggero vantaggio per quanto riguarda la preparazione e le modalità di intervento. Però non mi sento di dire che c’è un abisso tra noi e loro. Purtroppo è un problema comune.
Ci potrebbe riferire di un caso particolare, conosciuto dalle cronache? Si ricorda esserci stato un inquinamento della scena del crimine da parte dei soccorritori?
No! Preferirei non riferirmi a casi particolari. Le posso dire che ci sono casi attuali, questo si, in cui ancora l’intervento sulla scena non è rispettoso, e riguarda sia i soccorritori che le prime pattuglie delle FF.OO..
Per cui veramente è urgentissimo metter mano ad una formazione che tenga conto di questo, soprattutto della necessità che anche i soccorritori siano istruiti per un corretto intervento sulla scena del crimine.
Cioè gli operatori sanitari che intervengono sulla scena devono comportarsi da investigatori e forze di polizia?
Nessuno vieta che su questa scena costoro possano entrare con delle body-cam, o usando anche il proprio telefonino, fare dei video, delle foto, registrare i contributi testimoniali, naturalmente poi consegnando il tutto alle FF.OO., cancellandone qualsiasi traccia dai propri strumenti.
Quindi sarebbe un contributo preziosissimo il fatto di documentare e prendere appunti, oppure dettare al proprio telefono quello che si sta osservando e che si sta facendo.
E’ un altro strumento utile non solo agli investigatori, ma anche quando costoro saranno chiamati poi in dibattimento a riferire quello che effettivamente hanno svolto, visto, registrato, documentato.
“E’ inevitabile che la scena all’intervento dei soccorritori muterà.”
Purtroppo anche se è necessario che gli operatori sanitari si debbano approcciare ad una vittima (per es. manovre rianimatorie, ecc.) quindi muoversi all’interno della scena del crimine, senza dubbio ed inevitabilmente la faranno mutare.
Ma occorre che questi la facciano mutare il meno possibile e soprattutto prima di spostare, rimuovere, calpestare, documentino fotograficamente e registrino i contributi testimoniali.
Pensiamo per esempio a quella parente della vittima che ci ha chiamato perché ha trovato il proprio congiunto privo di vita, e magari sta depistando ed è proprio lui o lei l’autore di quel reato.
Quindi, piccole cose, veramente piccole, che però permettono di poter agire correttamente.
Deve considerarsi come estremamente importante far tesoro dei tantissimi elementi che sono presenti su una scena del crimine e che riguardano le tracce fisiche ma anche le persone.
Potrebbe succedere che per escludere la paternità dei reperti, gli operatori sanitari vengano convocati o interrogati (di cosa mossero e come, di cosa videro all’ingresso della scena del crimine, ecc..)?
Senza dubbio!
Pensi per esempio al caso molto attuale come l’omicidio di Marco Vannini.
I soccorritori che furono chiamati da quella famiglia, essendosi trovati in quelle condizioni di intervento sulla scena del crimine, poi sono stati chiamati a riferire che cosa hanno trovato, dove trovarono il corpo di Marco, qual era l’atteggiamento dei familiari.
Quindi ci sono anche degli aspetti che vanno oltre gli elementi che riguardano la scena in senso stretto ma che sono fondamentali ai fini della ricostruzione della dinamica.
Una formazione specifica per gli operatori sulla scena del crimine
Quindi sarebbe utile approntare una formazione adeguata e protocolli mirati di intervento sulla scena del soccorso, magari proprio dalle Aziende Sanitarie, Dipartimenti emergenza, ecc.?
Certo!
Sarebbe necessario che nei corsi preposti alla formazione di soccorritori, una parte fosse dedicata anche alla gestione e al comportamento da tenersi quando si interviene sulla scena del crimine.
E’ indispensabile prima di tutto formare i formatori, in modo tale da trasferire il sapere in corsi mirati ai first responder. Anche rispettare poche regole significherebbe poi per noi investigatori poter disporre di elementi per risolvere l’eventuale crimine il cui scenario altrimenti verrebbe irrimediabilmente contaminato.
Per questo io e la Dott.ssa Cristina Brondoni (Criminologa esperta di profiling, scena del crimine, balistica forense n.d.r.), abbiamo scritto un libro Il soccorritore sulla scena del crimine Simone editore.
Organizziamo e siamo docenti in diversi corsi teorico-pratici specifici per tutte le Organizzazioni (Croce Rossa, Croce Bianca, ecc.).
In questi corsi fruibili da tutti coloro che hanno a che fare con il soccorso, affrontiamo le problematiche di intervento con dimostrazioni pratiche il più possibile vicino alla realtà, proprio perché ci siamo resi conto di quanto sia importante che costoro imparino, riflettano e mettano in pratica un giusto approccio operativo.
Purtroppo spesso succede che questi corsi vengano fatti a valle, invece dovrebbero essere proprio le Direzioni delle strutture sanitarie e di Enti vari ad organizzarli, prevedendo queste pur semplici nozioni come bagaglio culturale e professionale per gli operatori che intervengono sulla scena dell’eventuale crimine.
Ringraziamo il Generale Garofano per la gentile concessione di questa interessante intervista.
Pubblichiamo un esempio dei temi affrontati nei corsi organizzati dalla Dott.ssa Brondoni e dal Dott. Garofano. Si attendono tempi migliori per continuare la formazione sul campo a fronte di una diminuzione dell’emergenza.
L’operatore sanitario sulla scena del crimine deve sapersi destreggiare come perfezionamento del proprio bagaglio tecnico.
Giovanni Trianni Infermiere Legale Forense
Fonti
- Brondoni C., Garofano L., Il soccorritore sulla scena del crimine. Come entrare e operare sulla scena del crimine preservando reperti, tracce e testimonianze utili all’accertamento della verità, Ed. Giuridiche Simone, 2015;
- www.acisf.it
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