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Il ruolo dell’ecografia come strumento per il reperimento di accessi vascolari per l’infermiere

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Agostiniani (Sip): "Progressi dell'ecografia consentono di diagnosticare patologie già in utero"
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Grande successo editoriale di NurseTimes, quotidiano d’informazione sanitaria gestita da infermieri, diventata in pochi anni il punto di riferimento per tutte le professioni sanitarie

NeXT è un progetto editoriale creato da Nurse Times dedicata ai neolaureati in medicina e infermieristica che potranno pubblicare la loro tesi di laurea sul nostro portale ([email protected]).

Il dott. Pirrottina Mattia, laureatosi presso l’Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro elabora la tesi dal titolo “Il ruolo dell’ecografia come strumento per il reperimento di accessi vascolari per l’infermiere: revisione sistematica della letteratura”.

Introduzione

Il cateterismo venoso periferico è una tecnica volta a migliorare la terapia medica, in particolare quella farmacologica, sia in pazienti di area critica che non.

La somministrazione endovenosa, modalità elettiva di infusione grazie alla sua azione rapida e immediata del farmaco, consente: rapidità nel fornire la soluzione, un assorbimento pressocché istantaneo, il mantenimento immediato, costante e continuo nel tempo, un dosaggio terapeutico ben preciso oltre che, la possibilità di somministrare farmaci che verrebbero altrimenti inattivati dal passaggio nel tratto gastroenterico.

La prima somministrazione endovenosa nell’uomo avvenne nel XVIII secolo a seguito dell’incannulamento di un vaso periferico, mediante un pennino d’oca acuminato, con conseguente esposizione chirurgica del vaso stesso e iniezione di oppio.

Con il trascorrere del tempo, tale pratica si diffuse sempre di più, evolvendosi e aggiornandosi nello strumentario a disposizione delle figure sanitarie. Si superò, quindi, l’utilizzo del pennino d’oca e/o delle siringhe in vetro con ago metallico, per giungere a quelle in plastica monouso, fino ad arrivare ai giorni nostri a dispositivi più accurati, efficaci ed evoluti quali aghi a farfalla o ai più disparati tipi di agocannula.

Gli agocannula, comunemente utilizzati in ambito ospedaliero ed extraospedaliero, sono così articolati: un tubicino di plastica, detto cannula, composto da materiali biocompatibili, con, al suo interno un ago (mandrino) che ha la funzione di forare l’epidermide e facilitare il posizionamento del presidio in vena. In funzione delle soluzioni e delle terapie da infondere è necessario anche posizionare un agocannula delle adatte dimensioni per scongiurare il possibile insorgere di complicanze. Una volta inserita e posizionata la cannula in vena, viene sfilato il mandrino, così da dare inizio al passaggio di liquidi e/o farmaci.

Con il trascorre del tempo, l’evoluzione della medicina, delle pratiche mediche e dello strumentario, anche la tecnica d’esecuzione del posizionamento dei cateteri venosi andò incontro ad un efficientamento. Il progresso ebbe inizio con l’’avvio di ricerche, test clinici, conseguenti analisi, interpretazioni di dati e pubblicazioni aventi l’obbiettivo di migliorare la qualità dell’assistenza fornita al paziente.

Oggigiorno, la tecnologia a disposizione del personale sanitario consente di selezionare e incannulare in tutta sicurezza sia per l’operatore che per il paziente. L’incannulamento avviene in maniera efficacie sia nei vasi periferici e/o centrali, superficiali e/o profondi, che visivamente e palpatoriamente, potrebbero risultare ostici da selezionare e utilizzare, soprattutto, in caso di particolari condizioni del paziente come l’obesità, la presenza di edema, patologie del derma o in pazienti di età pediatrica o neonatale quindi con scarso patrimonio venoso.

Al fine di applicare in maniera corretta ed efficacie questo tipo di presidi ci si avvale di tecniche di imaging vascolare, sempre più accurate per visualizzare i vasi in questione.

Tra le tecniche utilizzate rientra l’ecografia, esame radiologico e di indagine diagnostica medica che non utilizza radiazioni ionizzanti, ma ultrasuoni, al fine di ottenere un’immagine dei distretti corporei esaminati. Grazie agli ultrasuoni e alla loro innocuità, è possibile considerare questa tecnica come esame di primo livello cioè da eseguire antecedentemente ai test diagnostici più invasivi e/o compromettenti la salute.

Il principio su cui si basa questa metodica è l’emissione, da parte del macchinario con conseguente riflessione e trasmissione da parte dei tessuti, di onde sonore che vengono captate nuovamente dall’ecografo, elaborate e, tramite un calcolatore, trasformate in immagini.

E’ possibile estendere l’impiego di questa metodica ecografica in ambito infermieristico, non come tecnica diagnostica ma come tecnica interventistica a vantaggio del paziente. Nei più svariati ambiti, può essere utilizzata per: valutare il corretto posizionamento di sondini naso-gastrici, il contenuto vescicale, eseguire eco F.A.S.T. in regime di emergenza-urgenza, al fine di stabilire una corretta priorità assistenziale nella fase di triage e per la puntura endovenosa.

Visti i numerosi e rapidi progressi cui si va incontro in ambito sanitario, è dovere dell’infermiere seguire l’evoluzione tecnologica, aggiornarsi facendo proprie le nuove metodiche così da migliorare la qualità dell’assistenza2 prestata.

Visti gli enormi aspetti positivi che questa metodica porta con sé, risulta fondamentale per l’infermiere, conoscere e padroneggiare tale pratica. È evidente come il reperimento di accessi vascolari, mediante tecnica ecoguidata, sia un’importante risorsa per gli infermieri e beneficio per i pazienti in quanto riduce gli inconvenienti e/o le complicanze quali trombosi, puntura di plessi nervosi, l’inginocchiamento della cannula, la dislocazione della punta, flebiti, dolore dovuto a ripetuti tentativi d’accesso, la quantità di presidi necessari al raggiungimento dello scopo, gravando meno sui costi e diminuendo il possibile disconfort del paziente.

Molti studi hanno, inoltre, dimostrato come l’adeguata formazione di operatori infermieri renda questi capaci di eseguire la procedura con lo stesso tasso di successo e stessa accuratezza degli operatori medici.

L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato quello di analizzare vantaggi e svantaggi della tecnica ecografica, confrontandola con la tecnica “blind” nel reperimento degli accessi vascolari periferici, analizzare il ruolo centrale dell’aggiornamento professionale della figura infermieristica per migliorare l’assistenza fornita e, senza alcuna pretesa di esaustività, mettere in luce quanto il Servizio Sanitario Nazionale italiano sia poco all’avanguardia se confrontato ad altre realtà internazionali.

Pirrottina Mattia

Allegato

Tesi “Il ruolo dell’ecografia come strumento per il reperimento di accessi vascolari per l’infermiere: revisione sistematica della letteratura”

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