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Massimo Randolfi

Efficacia del vaccino: se lo avessimo avuto da febbraio avremmo salvato più di 68.700 vite

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Pfizer annuncia l'efficacia di vaccino contro il Covid
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Lo scorso 10 dicembre 2020 i dati di efficacia e sicurezza del vaccino contro SARS-CoV2 di Pfizer Biontech, basato sulla tecnologia dell’RNA messaggero (mRNA), sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine, il più autorevole giornale medico al mondo. Il vaccino in questione è quello che viene somministrato nella prima fase di campagna vaccinale, appena avviata.

Nell’articolo, viene riportata un’efficacia del vaccino nella prevenzione di malattia causata dal Coronavirus (COVID-19), pari al 95% (con una possibile variabilità statistica tra 90% e 98%).

Il fatto che le persone con malattia siano state 162/17.511 tra le persone trattate con placebo e solo 8/17.411 tra le persone vaccinate rispecchia la probabilità media di contrarre l’infezione da Coronavirus in una popolazione di volontari che vivono come tutti gli altri cittadini, con mascherine e limitazioni della libertà di movimenti. Come sappiamo, nel volgere di alcuni mesi nel mondo si sono accertati come infetti l’1-2% dei cittadini. I partecipanti allo studio non fanno eccezione. Ma proprio per questo la differenza dei numeri in termini di protezione è clamorosa.

La interpretazione data dal Prof. Filippo Festini di questi dati si basa sulla divisione del numero dei casi per il numero dei soggetti in studio. Da questo egli desume che la protezione data dal placebo assomiglierebbe a quella data dal vaccino, perché comunque nei mesi in cui lo studio di efficacia si è svolto, il 99% dei soggetti che hanno ricevuto il placebo non si sono infettati. Tale considerazione ignora completamente la realtà epidemiologica di una pandemia. Quando tutta la popolazione è suscettibile ad un nuovo virus, inevitabilmente essa è destinata a permanere ad elevato rischio di contrarre prima o poi l’infezione, o a dover mantenere per anni le misure di contenimento e di distanziamento per non contagiarsi.

Tale lettura è gravemente fuorviante. Infatti la protezione conferita dal vaccino (95%) non è solo ‘relativa’ come erroneamente affermato dal Prof. Filippo Festini su Facebook. Se tale efficacia si fosse avuta a disposizione nei 2 milioni e 56 mila casi registrati ad oggi in Italia, avremmo ridotto del 95% i casi gravi ed i morti che, giova rammentarlo, sono stati oltre 72.000: significa che se avessimo avuto a disposizione il vaccino in questione fin dallo scorso febbraio e lo avessimo potuto somministrare a tutti gli italiani, avremmo risparmiato il 95% delle morti, ovvero avremmo salvato più di 68.700 vite. Quasi 70.000 morti in meno che un calcolo errato ha completamente ignorato.

Il ‘patrimonio’ su cui calcolare il guadagno del 95% di efficacia non è la percentuale relativamente bassa di popolazione che in alcuni mesi contrae la malattia, ma tutta la popolazione dei suscettibili, che in assenza di un vaccino efficace in grado di interrompere il verificarsi di casi gravi e la circolazione dell’agente infettivo sarebbe destinata a contrarre prima o poi l’infezione e a subire le limitazioni sociali ed economiche patite per quasi tutto il 2020.

L’Università degli Studi di Firenze invita i professionisti sanitari e tutta la popolazione ad aderire con convinzione all’offerta della vaccinazione anti-COVID sostenuta da tutte le autorità scientifiche internazionali, solo modo per uscire al più presto dalla gravissima situazione in cui il mondo si trova da ormai quasi un anno.

Paolo Bonanni
Professore di Igiene – Università di Firenze

Alessandro Bartoloni
Professore di Malattie Infettive – Università di Firenze

Gian Maria Rossolini
Professore di Microbiologia e Virologia – Università di Firenze

Giulio Arcangeli
Professore di Medicina del Lavoro – Università di Firenze

Task Force COVID-19 dell’Ateneo Fiorentino

Riferimento bibliografico: Fernando P Polack , Stephen J Thomas , Nicholas Kitchin, Judith Absalon et al. Safety and Efficacy of the BNT162b2 mRNA Covid-19 Vaccine. N Engl J Med. 2020 Dec 10; NEJMoa203457. doi: 10.1056/NEJMoa2034577.

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