E’ uno dei pochi farmaci considerati “sicuri” in gravidanza, ma ora arriva una revisione degli studi che lancia un appello ad un uso moderato viste le possibili interferenze endocrine con il feto
Il paracetamolo (N -acetil- p-aminofenolo (APAP), principio attivo di oltre 600 farmaci usati per alleviare il dolore o per ridurre la febbre – tra cui la Tachipirina – andrebbe usato con moderazione durante la gravidanza perché, al contrario di quanto comunemente si pensi, potrebbe seriamente interferire con lo sviluppo dell’apparato riproduttivo del feto o comprometterne le funzioni epatiche. Per questo urgono ulteriori studi mirati e una serie di misure precauzionali, sia da parte delle donne in dolce attesa che dei medici. E’ questa, in sintesi, la conclusione della dichiarazione di consenso firmata da quasi 100 medici e scienziati e pubblicata su Nature, in seguito ad una meta-analisi con revisione completa della letteratura sull’argomento dal 1995 e il 2020.
Come si legge nell’articolo:
Questa Dichiarazione di Consenso è il lavoro di un gruppo internazionale di esperti, che comprendeva medici (specializzati in neurologia, ostetricia e ginecologia e pediatria), epidemiologi e scienziati di base (specializzati in tossicologia, endocrinologia, medicina riproduttiva e sviluppo neurologico). La dichiarazione è stata sviluppata indipendentemente da società e college specifici dai 13 autori
Un articolo destinato a far discutere e riaccendere il dibattito in quanto il paracetamolo è uno dei farmaci più comunemente usati a livello globale in gravidanza, considerato un’opzione valida da organismi di regolamentazione come la FDA o l’EMA per l’uso in gravidanza in caso di dolore o frebbre. Un farmaco “da banco” che è possibile reperire in molti Stati anche nei supermercati e di cui spesso si abusa.
Alla luce, invece, dei risultati di questa revisione, invece gli autori e gli scienziati firmatari, ritengono che “potenziale danno derivante dall’inazione continua superi il danno che potrebbe derivare da un’azione precauzionale” e pertanto chiedono l’avvio urgente di studi epidemiologici e sperimentali per comprendere appieno gli effetti dell’APAP sullo sviluppo del feto.
Nel frattempo, invitano donne e medici ad un uso moderato del farmaco, in particolare, per le donne in gravidanza dovrebbero:
- rinunciare all’uso di paracetamolo, a meno che non sia indicato dal punto di vista medico;
- consultare il proprio medico o il farmacista se non sono sicuri se l’uso è indicato e prima dell’uso a lungo termine;
- ridurre al minimo il rischio utilizzando la dose APAP efficace più bassa per il minor tempo possibile.
Mentre le raccomandazioni per i medici e la comunità scientifica comprendono:
- aggiornamento delle linee guida della sicurezza del farmaco in gravidanza da parte di Ema e FDA alla base delle prove epidemiologiche e sperimentali emerse;
Le associazioni ostetriche e ginecologiche dovrebbero rivedere tutte le ricerche disponibili e aggiornare le loro linee guida.
Tutte le vendite di farmaci contenenti paracetamolo, indipendentemente dal paese, devono essere accompagnate da raccomandazioni per l’uso in gravidanza. Queste informazioni dovrebbero includere etichette di avvertenza sulla confezione di tutti i farmaci contenenti APAP. Se possibile, il paracetamolo dovrebbe essere venduto solo in farmacia (come avviene attualmente in Francia, Spagna, Svezia, Finlandia e Islanda).
Sebbene queste raccomandazioni potrebbero non differire sostanzialmente dai consigli attualmente forniti alle donne in gravidanza, riteniamo che la comunicazione del rischio specifico dell’APAP tra operatori sanitari e donne in gravidanza sia giustificata a causa dell’elevata prevalenza dell’uso e di una percezione diffusa di rischio trascurabile. L’uso di APAP dovrebbe essere ridotto al minimo, ma in alcune situazioni, come febbre alta e/o dolore intenso, potrebbe essere la linea d’azione con il rischio più basso.
Tra gli effetti collaterali riscontrati nello studio, a preoccupare gli scienziati in particolare quelli endocrini che possono interferire con il corretto sviluppo dell’apparato riproduttivo del feto, ma anche di quello urogenitale e neurologico.
“Noi come società dovremmo essere in grado di intraprendere azioni protettive quando le prove scientifiche indicano che una sostanza chimica è preoccupante, e non aspettare la prova inequivocabile che una sostanza chimica sta causando danni ai nostri figli. L’evidenza di tossicità neuroevolutiva di qualsiasi tipo – epidemiologica o tossicologica o meccanicistica – dovrebbe costituire di per sé un segnale sufficiente per innescare la definizione delle priorità e un certo livello di azione”.
Dichiarano gli autori che raccomandano nelle conclusioni , le donne incinte di utilizzare il paracetamolo con cautela, alla dose efficace più bassa. per il più breve tempo possibile.
Fonte: Nature
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