Una ricerca guidata dal Queensland Institute of Medical Research getta le basi per un nuovo trattamento delle malattie cerebrali.
Gli ultrasuoni potrebbero fare da “apripista” per la somministrazione di farmaci direttamente nel cervello. Una prospettiva particolarmente utile per malattie cerebrali come Alzheimer, malattia del motoneurone e demenza infantile. A gettarne le basi, una ricerca guidata dal Queensland Institute of Medical Research, che ha dimostrato per la prima volta che le molecole si possono somministrare con successo attraverso la barriera emato-encefalica (blood-brain barrier), un muro protettivo di cellule che impedisce a patogeni e tossine, ma anche ai farmaci, di accedere al cervello attraverso il sangue.
I ricercatori hanno confermato che la somministrazione di medicinali direttamente nel cervello di malati di Alzheimer è possibile usando modelli di barriera emato-encefalica basati su cellule staminali del paziente. Hanno quindi somministrato farmaci attraverso tali modelli di barriera, usando una tecnica a ultrasuoni che apriva in sicurezza la barriera senza danno al modello stesso. I modelli di cellule così formulati riflettono caratteristiche chiave e variazioni di Alzheimer, creando una piattaforma di screening specifica della malattia. “Questo promette un futuro di trattamenti personalizzati per gli individui”, ha scritto Lotta Oikari, ricercatrice di cellule staminali umane e responsabile del progetto, sulla rivista Theranostics.
La somministrazione di farmaci nei cervelli di animali usando tecnologia a ultrasuoni si è già dimostrata efficace in alcune sperimentazioni, e ora l’uso di ultrasuoni focalizzati per somministrazione di farmaci è in via di sperimentazione in test clinici umani. Il successo nel far penetrare farmaci attraverso modelli di cellule umane derivate dal paziente segna uno sviluppo che può trasformare il trattamento non solo dell’Alzheimer, ma anche di altri disturbi cerebrali, usando modelli derivati di cellule staminali come piattaforma di screening di base cellulare. Il gruppo di ricerca sta già sviluppando modelli per malattia del motoneurone e demenza infantile.
Redazione Nurse Times
Fonte: AboutPharma
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